Vorrei - Enzo Montano
Avere il dominio sulle parole come
Dante Foscolo Pavese Calvino
e Majakovskij Pessoa Dickinson Lorca
troverei parole nuove da incastonare in versi
per dire cose già dette di te stupendo fiore
superando l’architettura degli endecasillabi
l’armonia musicale dei significati.
Vorrei dire dei tuoi occhi nel viso abbronzato
con l’intensità del jazz e la leggerezza dell’infinito,
al limite della follia, dove sono confusi
il sapore della menta del rosmarino
il profumo del velluto della tua pelle,
nell’aria della sera lacerata dall’ululato del lupo.
Vorrei ripetere cose già dette con emozioni non conosciute
a te che di tutto ti sorprendi con rinnovati brividi di gioia e di paure,
dirti il colore del cielo sempre diverso
sempre uguale nel suo essere cielo,
del mondo dove io, come tutti, procedo verso una meta
che non so dove sia e solo tu sai che non esiste.
Vorrei il dono del divertimento dei chiaroscuri del Parmigianino
per far ridere la tua bocca in un grande affresco
tra le forme del genio Bernini nelle chiese rupestri
nel Sasso Caveoso e in ogni cattedrale
oppure la forza dei colori del Caravaggio
per imprimere l’infinità dei tuoi volti
in ogni stanza dell’allucinazione del mio quotidiano.
Voglio dire che nel mio fugace pensare
esiste qualcuno in grado di scaldare il sole: tu.
Avere il dominio sulle parole come
Dante Foscolo Pavese Calvino
e Majakovskij Pessoa Dickinson Lorca
troverei parole nuove da incastonare in versi
per dire cose già dette di te stupendo fiore
superando l’architettura degli endecasillabi
l’armonia musicale dei significati.
Vorrei dire dei tuoi occhi nel viso abbronzato
con l’intensità del jazz e la leggerezza dell’infinito,
al limite della follia, dove sono confusi
il sapore della menta del rosmarino
il profumo del velluto della tua pelle,
nell’aria della sera lacerata dall’ululato del lupo.
Vorrei ripetere cose già dette con emozioni non conosciute
a te che di tutto ti sorprendi con rinnovati brividi di gioia e di paure,
dirti il colore del cielo sempre diverso
sempre uguale nel suo essere cielo,
del mondo dove io, come tutti, procedo verso una meta
che non so dove sia e solo tu sai che non esiste.
Vorrei il dono del divertimento dei chiaroscuri del Parmigianino
per far ridere la tua bocca in un grande affresco
tra le forme del genio Bernini nelle chiese rupestri
nel Sasso Caveoso e in ogni cattedrale
oppure la forza dei colori del Caravaggio
per imprimere l’infinità dei tuoi volti
in ogni stanza dell’allucinazione del mio quotidiano.
Voglio dire che nel mio fugace pensare
esiste qualcuno in grado di scaldare il sole: tu.
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