Propongo uno dei poeti che più amo e, secondo me, il più dotato della
beat generation perché travalica i confini del gruppo di origine oltre ad
essere l’autore più vicino al mio “sentire” la poesia: Gregory Corso.
Per questo sono sempre stato affascinato dalla sua interpretazione
dell’arte poetica concepita quasi fosse uno strumento per affrontare le
avversità di quella vita che Gregory Corso ha vissuto con la leggerezza
interiore propria del poeta, considerandola in tutta la sua dimensione
aleatoria. Elemento questo che traspare nella sua opera meravigliosa.
Suicidio a Greenwich Village
mani schiacciate sugli stipiti della finestra
Lei guarda giù
Pensa a Bartok, Van Gogh
E alle vignette del New Yorker
Cade
La portano via con un Daily News sulla faccia
E un negoziante getta acqua calda sul marciapiede
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