Le nozze di Teti e di Peleo con Apollo e il concerto Muse o la Festa degli Dei - Olio su tela, 1618 circa. L'opera o conservata presso il Museo del Louvre.
Viaggio - Enzo Montano
Colonne d’avorio alla fine del un viale dorato,
sotto l’azzurro di un tardo autunno,
maestose custodiscono il varco nell’ignoto infinito.
Violini cembali e liuti irradiano melodie dolci,
disegnano bellissime ninfe danzanti sulla riga dell’orizzonte,
inebriate di sogni e di vita
nei persistenti profumi di menta
e dei pini, del mare e basilico, la lavanda e l’alloro,
che in orchestra addensano l'aria.
Melograni more mirtilli ribes e fragole sono rossi ornamenti
al perenne banchetto illuminato da soffusi riverberi.
Una festa di addio con portate da sogno
come in un quadro di Bruegel il vecchio.
Canti di sirene invisibili accompagno coppe d’argento,
ricolme di nettare dolce, levate
in brindisi di allegria incontenuta.
Così lo scenario alla foce del fiume caparbio e pacifico
nel compimento della dissoluzione
nell'infinità dell'oceano.
Ogni cosa ha gli incerti contorni dei mondi fantastici,
effimero luogo costellato di momenti cercati vissuti,
qualche volta sofferti,
al tempo stesso divenuti passato immutabile;
episodi aleatori, cui ci ostiniamo a dare un logico senso,
incorruttibili e statici appena trascorsi,
disciolti nella corrente del fiume di Eraclito
assieme ai Nondove Nonabbastanza o Fintroppo.
In quel nastro d’acqua fatto di ore
giornate esperienze saperi
ATTIMI,
spinti dalla corrente nell’inesorabile mare
e lì rivive e scompare
ogni ricordo, prezioso gioiello cesellato
con immaginata maestria,
incastonato nel muro del mio tempo immutabile;
scritto e certificato da un’intera esistenza
nell’altalena dei calendari,
che pure osservo per l’ultima volta
e una volta ancora gioisco.
Invitato al meraviglioso convivio, ascolto:
il vento porta i profumi della mia infanzia
mare oleandro mirto basilico rosmarino e menta
e tutti i colori delle mie primavere elementari.
Il cielo di azzurro cristallo col sole appeso,
il limpido blu dalle falci di luna e le stelle dell’orsa,
il ramarro dei mille verdi, il giallo delle ginestre
e tutto il rosso di gerani papaveri ed anemoni;
i giochi infantili oramai estinti avvolti dai raggi infuocati:
le cinque pietre la cavallina il nascondino
e cento altri ancora nella maestosità di suoni profumi colori.
Ritornano i rumori delle mie prime estati
nell’aria vibrante del canto delle cicale
unica voce nell’immobilità del silenzio.
Ecco la vita: una parentesi breve nell’immensità,
un cucchiaino di mare nell’oceano profondo,
un pulviscolo d’atmosfera volatile, un bianco soffione,
una danza perenne sulle verità relative
sul palcoscenico dell'eternità imperturbabile,
apparizione illusoria in un film di Fellini.
.... eppure un’intera esistenza che nell’appuntamento supremo,
quando la porta dalle colonne maestose trattiene i dolori e gli affanni,
il passo sull’uscio si trasforma in festa.
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