Controra – Enzo Montano
Cento sono
soli appesi,
al
centro della volta blu cobalto,
che picchiano
le tegole
delle
lammie in fila,
i muri
bianco calce
riflettono
bagliori abbacinanti.
L’aria
immobile è rovente
nelle
ore dell’estate
quando
il sole accenna
la
discesa dallo Zenit,
le
ombre sono supposizioni,
i cento
soli infuocano il respiro
e seccano
narici e gola;
gli
scurini sono socchiusi
le vie
sono deserte, e il silenzio
è una
parola d’ordine.
Il
refrigerio è nella
penombra
della case:
granite
di caffè
orzata
e tamarindo
mentre
le palpebre si chiudono.
Gli
olivi e i fichi
non
stormiscono
le
foglie degli eucalipti
sono immobili
lame
taglienti
appese ai rami.
Dietro
le tendine
donne
tristi e nere
bisbigliano
a sé stesse
mentre affilano
le forbici.
Tutto
tace, tutto è fermo,
nulla accade …
Ma i
temerari,
sfidano
le fiamme e i sortilegi,
rompono
l’ozio e il coprifuoco.
Cantano
le cicale senza sosta,
il
canto monotono alla vita
preludio
della veloce morte;
e
proprio quando le cicale cantano
escono
le Ninfe e Pan,
escono Ippocentauro
ed Artemide,
ed esce
anche Keteb il demone:
gli
incauti, allucinati dal primo
meriggio,
sono loro prede.
In
quelle ore si libera la mente
e muta
la realtà in miraggio:
si
consumano amori e tradimenti,
si
pianificano gli inganni,
si
incontrano gli amanti,
si concorda
il tradimento
e se ne
stabilisce il prezzo,
ogni
complotto prende la sua forma.
Sotto
il ventilatore a pale
inutilmente
appeso al soffitto
del
piccolo bar della stretta via
due tavolini
con due coppie:
l’imprenditore
incontra
Il
potente ed offre birra Raffo
e
cocktail Sanpellegrino,
parlano
in silenzio
soppesando
le parole
sui
palmi delle mani;
all’altro
tavolino,
quasi
nascosto, in fondo,
lo
strozzino del paese
ostenta
una gassosa
al
disperato che ha di fronte,
lo
guarda noncurante
mentre
sentenzia la grandezza
della
sua disperazione.
Poco
lontano una bella donna
con
labbra rosse e gli occhi neri
passa
veloce senza voltarsi,
bussa a
una porta e poi scompare.
Sotto
una piccola finestra
c’è un
giovanotto ansioso
con una
rosa tra le mani,
guarda
fisso e attende un cenno
sotto
il sole che arde nel cranio.
Tutto
tace, tutto è fermo,
tutto è
nascosto dietro il
velo spesso
della controra.
Il sole
s’incammina
lentamente
verso ponente,
diventano
oblique le ombre…
La magia finisce!
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