Opera di Edson Campos
Un
rivolo di miele dorato colava dalla bottiglia
così
viscoso e lento che la padrona fece in tempo a dire:
Qui
nella triste Tauride, dove il destino ci ha portati,
non
soffriamo per niente la noia – e volse da un lato lo sguardo.
Dappertutto
servizi di Bacco, quasi al mondo vi fossero solo
custodi
e cani. Cammini e non incontri nessuno.
Come
botti pesanti, tranquilli rotolano i giorni,
voci
in una capanna lontana: non comprendi, non rispondi.
Dopo
il tè uscimmo nell’immenso giardino marrone,
erano
abbassate come ciglia le tende scure alle finestre,
lungo
le bianche colonne andammo a guardare la vigna,
dove
il vetro dell’aria irrorava le sonnacchiose montagne.
Io
dissi: la vigna vive come un’antica battaglia,
in
cui ricciuti cavalieri si battano in ordine folto.
Nella
Tauride pietrosa la scienza dell’Ellade – ed ecco
nobili
aiuole rugginose di ettari d’oro.
Ma
nella camera bianca il silenzio è fermo come una conocchia,
viene
odore d’aceto, di tinta e vino fresco
dalla cantina.
Ricordi,
nella casa greca una sposa amata da tutti,
non
Elena, un’altra, come a lungo ricamava.
Vello
d’oro, dove sei, vello d’oro -
per
tutto il cammino mugghiavano le onde pesanti del mare
e,
abbassando la nave che aveva stancata nei mari la tela,
Odisseo
ritornò, pieno di spazio e di tempo.
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