Thomas Couture - the Decadence Of The Romans
Il passato - Jorge Luis BorgesTutto era facile, ci sembra adesso,
in quel plastico ieri irrevocabile:
Socrate che, bevuta la cicuta,
tratta dell’anima e del suo percorso
mentre la morte azzurra va salendo
dai suoi piedi ghiacciati; l’implacabile
spada sulla bilancia risonante;
Roma che impone il numeroso esametro
all’ostinato marmo della lingua
che adoperiamo oggi, frantumata;
i pirati di Hengist che attraversano
a remi il temerario Mar del Nord
e con le forti mani e col coraggio
fondano un regno che sarà l’Impero;
il re sassone che offre al norvegese
sette palmi di terra ed in battaglia
d’uomini tiene fede alla promessa
prima che cali il sole: i cavalieri
del deserto, che coprono l’Oriente,
e insidiano la Russia e le sue cupole;
un persiano che racconta la prima
delle Mille e una Notte e inconsapevole
dà inizio a un libro che gli stessi secoli
delle generarazioni successive
non cederanno al silenzioso oblio;
Snorri che nella sua perduta Thule
salva, alla luce dei crepuscoli
o nella notte propizia al ricordo,
le lettere e gli dèi della Germania;
il giovane Shopenhauer, che scopre
quale disegno regge l’universo;
Whitman, che in una redazione a Brooklyn,
fra l’odore di inchiostro e di tabacco,
prende e tiene segreta l’infinita
risoluzione d’esser tutti gli uomini
e di scrivere un libro che sia tutti;
Arredondo, che uccide Idiarte Borda
nella mattina di Montevideo
e si consegna alla giustizia e giura
di aver agito solo, senza complici;
il soldato che muore in Normandia,
il soldato che muore in Galilea.
Queste cose potevano non essere.
Quasi non furono. Le immaginiamo
in un fatale ieri inevitabile.
Non c’è altro tempo che l’adesso, il limite
tra il fu e il sarà, l’attimo in cui la goccia
nella clessidra si distacca e cade.
L’ieri illusorio è uno spazio abitato
da figure immutabili di cera
o da reminiscenze letterarie
che il tempo andrà perdendo nei suoi specchi.
Erik il Rosso, Carlo Dodicesimo,
Brenno, quella tua sera inafferrabile,
son nell’eternità, non nel ricordo.
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