Gustave Courbet - donna con pappagallo
Corpi di Donne - Grazia Fresu Corpi di donne mappe di vita
consacrati nell’acqua e sangue
grida materne e carezze
con mani lacrime e voci.
Questi corpi spezzati, esaltati,
di pelli soavi, di ferite rosse,
questi templi del tempo
che accumulano anni e ricordi,
questi corpi che si fecero
coppe di cura e dolcezza,
questi corpi violati
dall’allegria e l’amarezza,
questi corpi sterili, prolifici,
caricati dell’impossibile,
questi corpi dove le rughe
definiscono il vissuto,
questi corpi di sabbia,
dune del deserto e onde marine,
questi corpi bianchi, neri,
installati nella natura,
sottili come raggi,
questi corpi che disegnano
colline e cupole,
corpi che sono pensieri
corpi che sono idee
corpi che sono sogni,
questi corpi cantano,
sono pagine del mito,
parole della Storia,
Questi corpi tagliati
solo per salvare vite,
questi corpi del lavoro,
della necessità, della dedizione,
questi corpi soffrirono
la passione, l’abbandono,
il silenzio dei sensi,
questi corpi che si offrirono,
che si negarono,
uccelli di luce tra finestre e cielo,
cavalli di pioggia e di vento,
guardarono nemici e amanti
con unghie d’avorio, labbra di rose,
schiene, ventri e piedi ubriachi
di canzoni e cammini.
Questi corpi che sgorgano
sospiri di latte e gelsomino,
che si rimpiccioliscono
nel guscio della loro tenerezza,
che si fanno grandi
affrontando il dolore,
la morte degli amati,
i pericoli della sorte,
questi corpi di cotone e ferro
allattano i desideri e la notte,
questi corpi spirali e frecce
segnando il destino,
specchi dell’anima, riflessi e volti
con volontà e tracce
di viaggi misteriosi,
c’è lotta e miele ad ogni passo,
sono zagare.e vele,
corpi di donne che abbracciano,
che sanno,
che proteggono le ombre del passato,
questi corpi di madri, di figlie,
questi corpi di amanti, di sorelle,
questi corpi di amicizia e insegnamento,
questi corpi di poetesse e artiste,
questi corpi guerrieri
del campo, della città,
della neve fredda, del sole torrido,
delle vigne e delle barche,
questi corpi viaggiatori
della Stella Polare, della Croce del Sud,
ancora cercando la profondità e l’altura,
donne e dee cacciate dal Paradiso,
legate alla terra, alla luna,
creature della ritualità,
creatrici dell’avvenire ,
profetesse di tutti i confini,
di tutti i fiumi, di tutte le praterie,
questi corpi di lingue conosciute,
di linguaggi strani, senza paure né limiti,
mille volte rinate dallo spumoso Oceano
sono i nostri corpi di donna
cullando l’arcobaleno.
Questi corpi nostri come bandiere,
come versi, come cristalli
battendo al ritmo del mondo
si liberano e esistono.
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