Johannes Vermeer - Allegoria della fede
Sonetti sacri XIV - John Donne
Espugna questo mio cuore Dio uno e trino,
perché finora solo bussi, spiri,
risplendi e tenti di correggermi.
Perché io sorga e stia: sopraffami, tendi
la tua forza: spezza, esplodi, brucia me,
fammi una nuova creatura.
Io come una città assediata, ad altri destinata,
mi affanno ad ammetterti, ma vanamente ahimè,
e la ragione, tuo viceré in me, lei che dovrebbe
difendermi, è prigioniera, debole o infida.
Eppure ardentemente t'amo, ardentemente
vorrei essere riamato, io sposo destinato
al tuo nemico. Divorziami, slegami,
spezza di nuovo il nodo, prendimi con te,
imprigionami. Se non m'incateni, non sarò mai libero.
Puro mai, se non mi violenti.
Espugna questo mio cuore Dio uno e trino,
perché finora solo bussi, spiri,
risplendi e tenti di correggermi.
Perché io sorga e stia: sopraffami, tendi
la tua forza: spezza, esplodi, brucia me,
fammi una nuova creatura.
Io come una città assediata, ad altri destinata,
mi affanno ad ammetterti, ma vanamente ahimè,
e la ragione, tuo viceré in me, lei che dovrebbe
difendermi, è prigioniera, debole o infida.
Eppure ardentemente t'amo, ardentemente
vorrei essere riamato, io sposo destinato
al tuo nemico. Divorziami, slegami,
spezza di nuovo il nodo, prendimi con te,
imprigionami. Se non m'incateni, non sarò mai libero.
Puro mai, se non mi violenti.
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