da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia
Tacquero ambedue guardandosi; ora, dopo quella momentanea vampata di desiderio, Leo provava davvero un gran sonno, nulla gli ripugnava più che alzarsi e andar con Carla nella strada, forse sotto la pioggia; e poi c'era anche da tirar fuori la macchina; le sorrise, tese la mano, l'accarezzò sulla guancia:
"In fondo" disse " nonostante tutte le tue fisime sei veramente una gran brava bambina... e allora posso sul serio lasciarti andar sola?..."
"Certamente" ella disse alzandosi; quel tono di Leo l'irritava; "puoi farne a meno... anzi te ne prego."
"Ad ogni modo" soggiunse Leo come parlando a se stesso, "tu hai visto che io ho insistito fino all'ultimo... se non ti accompagno non è che io voglia dormire, ma perché come hai detto bene potrei comprometterti... così dopo non venire a dirmi..." Ma s'interruppe; Carla non era più nella stanza, era già uscita per prendere il cappello. "Tanto meglio" pensò Leo, "fa piacere a me e fa piacere a lei... così siamo tutti e due contenti."
Dopo un istante ella rientrò; aveva il cappello in testa, l'impermeabile, l'ombrello; infilò un guanto con volto preoccupato, cercò invano l'altro per tutte le tasche: " pazienza" disse alfine, "l'avrò perduto... E, a proposito," soggiunse senza impaccio awicinandoglisi " puoi darmi del denaro per un taxi?... io non ne ho."
La giacca di Leo era appesa ad una sedia non lungi dal letto; egli si protese, trasse di tasca una manciata di monete d'argento:
"Ecco" disse porgendogliele.
Il denaro in tasca: "Comincio a guadagnare," Carla non potè fare a meno di pensare. Si avvicinò al letto, si chinò: "Allora a oggi, caro," gli disse quasi con affetto, come per compensare quel suo pensiero cattivo; si baciarono. "Chiudi bene la porta" le gridò Leo; la vide uscire con precauzione, e per un istante aspettò di udire sbatter l'uscio di casa; ma nessun rumore giunse alle sue orecchie; allora spense la lampada e voltandosi contro il muro si riaddormentò.
Tacquero ambedue guardandosi; ora, dopo quella momentanea vampata di desiderio, Leo provava davvero un gran sonno, nulla gli ripugnava più che alzarsi e andar con Carla nella strada, forse sotto la pioggia; e poi c'era anche da tirar fuori la macchina; le sorrise, tese la mano, l'accarezzò sulla guancia:
"In fondo" disse " nonostante tutte le tue fisime sei veramente una gran brava bambina... e allora posso sul serio lasciarti andar sola?..."
"Certamente" ella disse alzandosi; quel tono di Leo l'irritava; "puoi farne a meno... anzi te ne prego."
"Ad ogni modo" soggiunse Leo come parlando a se stesso, "tu hai visto che io ho insistito fino all'ultimo... se non ti accompagno non è che io voglia dormire, ma perché come hai detto bene potrei comprometterti... così dopo non venire a dirmi..." Ma s'interruppe; Carla non era più nella stanza, era già uscita per prendere il cappello. "Tanto meglio" pensò Leo, "fa piacere a me e fa piacere a lei... così siamo tutti e due contenti."
Dopo un istante ella rientrò; aveva il cappello in testa, l'impermeabile, l'ombrello; infilò un guanto con volto preoccupato, cercò invano l'altro per tutte le tasche: " pazienza" disse alfine, "l'avrò perduto... E, a proposito," soggiunse senza impaccio awicinandoglisi " puoi darmi del denaro per un taxi?... io non ne ho."
La giacca di Leo era appesa ad una sedia non lungi dal letto; egli si protese, trasse di tasca una manciata di monete d'argento:
"Ecco" disse porgendogliele.
Il denaro in tasca: "Comincio a guadagnare," Carla non potè fare a meno di pensare. Si avvicinò al letto, si chinò: "Allora a oggi, caro," gli disse quasi con affetto, come per compensare quel suo pensiero cattivo; si baciarono. "Chiudi bene la porta" le gridò Leo; la vide uscire con precauzione, e per un istante aspettò di udire sbatter l'uscio di casa; ma nessun rumore giunse alle sue orecchie; allora spense la lampada e voltandosi contro il muro si riaddormentò.
Nessun commento:
Posta un commento