da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia
"E anche se fosse vero?" disse guardandolo negli occhi.
"Ah! dunque è vero?" Per un istante Leo strinse i denti e i pugni, poi si dominò ed ebbe una stridula voce di sarcasmo: "Ah, così, purissima fanciulla, tu hai un amante..."
"Sì" ella confessò, arrossendo di nuovo; quell'ironia e il tono dell'uomo le facevano male all'anima; mai come ora aveva sentito un tanto grande bisogno di bontà.
"Ma brava, ma bravissima" ripetè Leo con lentezza; guardò Carla negli occhi e come parlando a se stesso:
"Già si capisce... tale la madre... tale la figlia." Poi bruscamente un furore rosso gli iniettò gli occhi di sangue; afferrò la fanciulla per un braccio:
"Sai cosa sei tu?... una... una..."; nella sua rabbia non sapeva trovar l'epiteto giusto, e balbettava: "una svergognata... e ciò nonostante sei venuta anche da me?"
"Questa è un altra cosa" rispose Carla con calma.
"Che roba... che schifo... e dire che ha appena ventiquattr'anni" si ripeteva Leo guardando la fanciulla: "E si può sapere almeno chi sia quel signore?" domandò.
"È un uomo alto" ella disse sforzandosi di concretare quella vaga immagine ideale verso la quale la sua anima si tendeva; "ha i capelli castani... una bella fronte calma, un volto ovale, non è rosso, è piuttosto pallido... ha delle mani molto lunghe."
"Santore" esclamò Leo prendendo il primo degli amici di Carla che gli parve somigliante al ritratto ch'ella andava facendo.
"No non è lui." Carla guardò avanti a sé: "Magari esistesse" pensava, "ora non sarei qui." Tacque per un istante:
"Egli mi ama molto ed io lo amo molto" continuò con una dolcezza piana e facile che l'incantava e la meravigliava, perché ora le sembrava di neppure mentire; "ci siamo conosciuti due anni fa... e da allora ci siamo sempre veduti... egli non è come te... è... soprattutto buono, voglio dire che mi comprende anche prima che io abbia parlato, che a lui posso confidare tutto quello che penso, qualsiasi cosa, e lui mi discorre come nessuno, e mi prende nelle sue braccia e... e...": la sua voce tremò, gli occhi le si empirono di lacrime; in quel momento era convinta ella stessa di quel che diceva, quasi le pareva di vederla, là, davanti a lei, in carne e ossa, questa creatura della sua fantasia; "ed è veramente diverso da tutti gli altri, e non c'è che lui che mi abbia veramente amato" ella concluse commossa ed anche un po' stupita dalla sua stessa menzogna.
"Il nome" disse Leo per niente impressionato da quel tono e da quelle parole; "si può sapere il nome?"
Carla accennò di no con la testa:
"Il nome no."
"E anche se fosse vero?" disse guardandolo negli occhi.
"Ah! dunque è vero?" Per un istante Leo strinse i denti e i pugni, poi si dominò ed ebbe una stridula voce di sarcasmo: "Ah, così, purissima fanciulla, tu hai un amante..."
"Sì" ella confessò, arrossendo di nuovo; quell'ironia e il tono dell'uomo le facevano male all'anima; mai come ora aveva sentito un tanto grande bisogno di bontà.
"Ma brava, ma bravissima" ripetè Leo con lentezza; guardò Carla negli occhi e come parlando a se stesso:
"Già si capisce... tale la madre... tale la figlia." Poi bruscamente un furore rosso gli iniettò gli occhi di sangue; afferrò la fanciulla per un braccio:
"Sai cosa sei tu?... una... una..."; nella sua rabbia non sapeva trovar l'epiteto giusto, e balbettava: "una svergognata... e ciò nonostante sei venuta anche da me?"
"Questa è un altra cosa" rispose Carla con calma.
"Che roba... che schifo... e dire che ha appena ventiquattr'anni" si ripeteva Leo guardando la fanciulla: "E si può sapere almeno chi sia quel signore?" domandò.
"È un uomo alto" ella disse sforzandosi di concretare quella vaga immagine ideale verso la quale la sua anima si tendeva; "ha i capelli castani... una bella fronte calma, un volto ovale, non è rosso, è piuttosto pallido... ha delle mani molto lunghe."
"Santore" esclamò Leo prendendo il primo degli amici di Carla che gli parve somigliante al ritratto ch'ella andava facendo.
"No non è lui." Carla guardò avanti a sé: "Magari esistesse" pensava, "ora non sarei qui." Tacque per un istante:
"Egli mi ama molto ed io lo amo molto" continuò con una dolcezza piana e facile che l'incantava e la meravigliava, perché ora le sembrava di neppure mentire; "ci siamo conosciuti due anni fa... e da allora ci siamo sempre veduti... egli non è come te... è... soprattutto buono, voglio dire che mi comprende anche prima che io abbia parlato, che a lui posso confidare tutto quello che penso, qualsiasi cosa, e lui mi discorre come nessuno, e mi prende nelle sue braccia e... e...": la sua voce tremò, gli occhi le si empirono di lacrime; in quel momento era convinta ella stessa di quel che diceva, quasi le pareva di vederla, là, davanti a lei, in carne e ossa, questa creatura della sua fantasia; "ed è veramente diverso da tutti gli altri, e non c'è che lui che mi abbia veramente amato" ella concluse commossa ed anche un po' stupita dalla sua stessa menzogna.
"Il nome" disse Leo per niente impressionato da quel tono e da quelle parole; "si può sapere il nome?"
Carla accennò di no con la testa:
"Il nome no."
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