Luigi Veronesi - Costruzione TH3 Data opera: 1985 Olio su tela, cm. 20x20
da “Romanzo teatrale” - Michail Bulgakov
E questo aiuto lo trovai. Il gatto che una volta avevo raccolto nel portone, miagolò piano. Si era allarmato. Un secondo dopo l’animale era seduto sui giornali, mi guardava con occhi tondi e chiedeva: Cos’è successo?
Allo sparuto animale color grigio-fumo premeva che non succedesse niente. Infatti, chi avrebbe pensato a dare da mangiare a quel vecchio gatto?
«È una crisi di nervi», spiegai al gatto. «Mi covava già dentro, fermenterà e mi divorerà. Ma intanto si può ancora vivere.»
La casa dormiva. Guardai alla finestra. Su cinque piani, neanche una finestra era illuminata. Capii che non era una casa, ma una nave a molti ponti,
che volava sotto un immobile cielo nero. Mi divertì l’idea del movimento. Mi calmai, si calmò anche il gatto, e chiuse gli occhi.
Così cominciai a scrivere il romanzo. Descrissi la sonnolenta tempesta.
Cercai di rendere il luccichio del fianco del pianoforte sotto la lampada velata dal paralume. Non mi riuscì. Ma ormai mi ero intestardito.
E questo aiuto lo trovai. Il gatto che una volta avevo raccolto nel portone, miagolò piano. Si era allarmato. Un secondo dopo l’animale era seduto sui giornali, mi guardava con occhi tondi e chiedeva: Cos’è successo?
Allo sparuto animale color grigio-fumo premeva che non succedesse niente. Infatti, chi avrebbe pensato a dare da mangiare a quel vecchio gatto?
«È una crisi di nervi», spiegai al gatto. «Mi covava già dentro, fermenterà e mi divorerà. Ma intanto si può ancora vivere.»
La casa dormiva. Guardai alla finestra. Su cinque piani, neanche una finestra era illuminata. Capii che non era una casa, ma una nave a molti ponti,
che volava sotto un immobile cielo nero. Mi divertì l’idea del movimento. Mi calmai, si calmò anche il gatto, e chiuse gli occhi.
Così cominciai a scrivere il romanzo. Descrissi la sonnolenta tempesta.
Cercai di rendere il luccichio del fianco del pianoforte sotto la lampada velata dal paralume. Non mi riuscì. Ma ormai mi ero intestardito.
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