7 marzo 2019

Eros e natura: Leda e il cigno

Leda col cigno è un dipinto a olio e resine su tavola (130x77,5 cm) di un pittore leonardesco, forse Francesco Melzi, databile al 1505-1507 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Si tratta di una delle migliori copie della perduta Leda di Leonardo da Vinci.

Il mito di Leda, cioè l’unione della principessa greca con Giove trasformatosi in cigno dalla quale nascono una o due coppie di gemelli, è diffuso in epoca antica ed è trasmesso dalla tradizione letteraria e artistica.
La visualizzazione del mito in pittura e scultura si intensifica tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, con l’apporto di alcuni fra i maestri più autorevoli. Leonardo è il primo a proporne una raffigurazione come soggetto autonomo: di questo suo intervento restano due disegni autografi e altre più labili prove grafiche, mentre un dipinto o un cartone che non è giunto fino a noi è attestato da copie antiche (dipinti e disegni soprattutto) di altissima qualità.
Leonardo impostò la sua lettura del mito secondo un nitido schema che vede al centro la giovane donna, completamente nuda; da un lato pone i gemelli, appena usciti dal guscio delle uova prodotte dall’anomalo connubio, e dall’altro un gigantesco cigno-Giove. Tale schema suggerisce un’alternativa fra il momento erotico e la maternità, assegnando a Leda uno stato d’animo che oscilla fra tensione, incertezza e tenera malinconia.
 
da  brunelleschi.imss.fi.it

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