3 marzo 2019

Ordine numero 2 all'Armata delle Arti – Vladimir Majakovskij

opera di Kazimir Severinovič Malevič
Ordine numero 2 all'Armata delle Arti – Vladimir Majakovskij

A voi,
baritoni ben nutriti,
che dai tempi di Adamo
ai giorni nostri
squassate gli stambugi chiamati teatri
con le arie dei Romei e delle Giuliette.
A voi,
pittori,
ingrassati come cavalli,
divorante e annitrente decoro di Russia,
che, intanati nel fondo degli studi,
tinteggiate all'antica con sangue di drago
fiorellini e corpi.
A voi,
che, nascosti da foglie di mistica,
solcate di rughe le vostre fronti,
piccoli futuristi,
piccoli immaginisti,
piccoli acmeisti
impigliati in un ragnatelo di rime.
A voi,
che avete trasformato in chiome incolte
le lisce pettinature,
in ciocie le scarpine verniciate,
proletcultisti,
che rattoppate
la scolorita marsina di Pushkin.
A voi,
danzatori,
sonatori di piffero,
che vi date apertamente
o peccate di soppiatto,
immaginando l'avvenire
come un'enorme razione accademica.
A voi dico
io,
geniale o non geniale,
che ho tralasciate le bagattelle
e lavoro alla Rosta,
a voi dico,
prima che vi scaccino con il calcio dei fucili:
smettetela!
Smettetela!
Dimenticate,
sputate
sulle rime
e sulle arie
e sul cespuglio di rose
e sulle altre malinconiucce
degli arsenali delle arti.
Chi può interessare
che «Ah, il poveretto!
Come amava
e come fu infelice..».?
Maestri,
e non predicatori zazzeruti
oggi ci sono necessari!
Ascoltate!
Le locomotive gemono,
un soffio spira dalle fessure e dal pavimento:
«Date carbone del Don!
Magnani,
meccanici al deposito!»
Alla sorgente di ogni fiume,
giacendo con una falla nel fianco
i piroscafi urlano fra i docks:
«Date nafta di Bakù!»
Mentre ci perdiamo in dispute,
cercando il senso recondito,
«Dateci nuove forme!»
è il lamento che passa per le cose.
Non vi sono più sciocchi ad attendere
come una folla di ciondoloni
che esca una parola dalle labbra d'un «maestro».
Compagni,
date un'arte nuova,
tale
che tragga la repubblica dal fango.

1925

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