dipinto di Charles Levier
I fili del telegrafo – Marina Cvetaeva
7
Mentre l’amico caro attraversava
l'ultimo viale (filare di nodosi
addii) – più grandi degli sguardi
erano gli occhi.
Mentre l’amico amato doppiava
l'estremo promontorio (di sospiri
della mente: torna!) – più grandi delle mani
erano i gesti.
Quasi le braccia volessero lasciare
le spalle, e le labbra – indietro,
a supplicare! Lottava con la lingua
la parola, il palmo con le dita.
Mentre l’ospite tenero passava…
- Signore, posa lo sguardo su di noi! –
le lacrime erano più enormi
di occhi umani, e delle stelle
sull’oceano.
traduzione di Serena Vitale
da Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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Mentre l’amico caro attraversava
l'ultimo viale (filare di nodosi
addii) – più grandi degli sguardi
erano gli occhi.
Mentre l’amico amato doppiava
l'estremo promontorio (di sospiri
della mente: torna!) – più grandi delle mani
erano i gesti.
Quasi le braccia volessero lasciare
le spalle, e le labbra – indietro,
a supplicare! Lottava con la lingua
la parola, il palmo con le dita.
Mentre l’ospite tenero passava…
- Signore, posa lo sguardo su di noi! –
le lacrime erano più enormi
di occhi umani, e delle stelle
sull’oceano.
traduzione di Serena Vitale
da Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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