Louis Ducis-Orpheus and Euridice
Sonetti a Orfeo – Rainer Maria Rilke 2 XIX
Da qualche parte nella banca che lo vizia abita l'oro
e con molti ha confidenza. Ma quel cieco, il mendicante,
persino accanto alla più piccola moneta
è come un luogo perduto, come un angolo nascosto nella
polvere.
Tra i commerci l'oro è di casa
e si traveste vistoso in pellicce, garofani e seta.
Lui, tacendo, sta nella pausa del respiro,
tra il sonno e la veglia del denaro palpitante.
Come vorrebbe richiudersi a notte questa mano sempre
aperta!
Al mattino il destino la riafferra e per tutto il giorno
la rende: misera, chiara, fragilissima.
Che uno infine, un veggente, comprenda in stupore
quel suo saldo, perpetuo durare e lo celebri. Dirlo
può solo il canto. Udirlo soltanto il divino.
Da qualche parte nella banca che lo vizia abita l'oro
e con molti ha confidenza. Ma quel cieco, il mendicante,
persino accanto alla più piccola moneta
è come un luogo perduto, come un angolo nascosto nella
polvere.
Tra i commerci l'oro è di casa
e si traveste vistoso in pellicce, garofani e seta.
Lui, tacendo, sta nella pausa del respiro,
tra il sonno e la veglia del denaro palpitante.
Come vorrebbe richiudersi a notte questa mano sempre
aperta!
Al mattino il destino la riafferra e per tutto il giorno
la rende: misera, chiara, fragilissima.
Che uno infine, un veggente, comprenda in stupore
quel suo saldo, perpetuo durare e lo celebri. Dirlo
può solo il canto. Udirlo soltanto il divino.
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