7 marzo 2019

Umberto Eco - in Sugli Specchi, scrive

Umberto Eco - in Sugli Specchi, scrive

Dunque c’è differenza tra una immagine speculare e un nome proprio. Ovvero l’immagine speculare è nome proprio assoluto così come è icona assoluta. In altri termini, il sogno semiotico di nomi propri che siano immediatamente legati al loro referente (così come il sogno semiotico di una immagine che abbia tutte le proprietà dell’oggetto a cui va riferita) nasce proprio da una sorta di nostalgia catottrica. C’è infatti una teoria dei nomi propri come designatori rigidi per cui i nomi propri non potrebbero essere mediati da descrizioni definite (del tipo "Giovanni è quel tale che...") né sottomessi a esercizi controfattuali (del tipo: "Giovanni sarebbe ancora Giovanni se non fosse quel tale che...?"): essi sono legati per una catena di designazione continua, catena detta "causale", a un oggetto originario a cui sono stati assegnati da una sorta di "battesimo" iniziale.[…] Pertanto si scopre che tutta la semantica della designazione rigida è una (pseudo) semantica delle immagini speculari, e che nessun termine linguistico può essere designatore rigido assoluto (così come non esistono icone assolute).

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