dipinto di Sally Storch
da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa
476.
Sotto di me, digradando dall’altezza in cui mi trovo in dislivelli d’ombra, dorme al chiaro di luna, algida, tutta la città. Una disperazione, un’angoscia di esistere incatenato a me stesso, traboccano da me senza sopraffarmi, riequilibrando il mio essere in tenerezza, paura, dolore e desolazione. Un eccesso così inspiegabile di pena assurda, un dolore così sconsolato, così orfano, così metafisicamente mio […]
476.
Sotto di me, digradando dall’altezza in cui mi trovo in dislivelli d’ombra, dorme al chiaro di luna, algida, tutta la città. Una disperazione, un’angoscia di esistere incatenato a me stesso, traboccano da me senza sopraffarmi, riequilibrando il mio essere in tenerezza, paura, dolore e desolazione. Un eccesso così inspiegabile di pena assurda, un dolore così sconsolato, così orfano, così metafisicamente mio […]
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