da Il manoscritto di brodie - Jorge Luis Borges
Tutto, a quanto ne sappiamo, accade inizialmente in altri paesi e alla lunga nel nostro. La setta di pittori, oggi così ingiustamente dimenticata, che prese il nome di concreta o astratta, a indicare il suo disdegno per la logica e il linguaggio, è uno dei tanti esempi. Sosteneva, mi pare, che come alla musica è permesso creare un proprio mondo di suoni, così anche la pittura, sua sorella, avrebbe potuto sperimentare colori e forme che non riproducessero quelli delle cose che i nostri occhi vedono. Lee Kaplan scrisse che le sue tele, che indignavano i borghesi, rispettavano la biblica proibizione, condivisa dall’Islam, di costruire con mani umane idoli di esseri viventi. Gli iconoclasti, concludeva, stavano restaurando la genuina tradizione dell’arte pittorica, falsata da eretici come Dürer o come Rembrandt. I suoi detrattori lo accusarono di invocare l’esempio che ci offrono i tappeti, i caleidoscopi e le cravatte. Le rivoluzioni estetiche propongono alla gente la tentazione dell’irresponsabilità e della facilità; Clara Glencairn scelse di essere una pittrice astratta. Aveva sempre professato il culto di Turner; si preparò ad arricchire l’arte concreta con i suoi splendori indefiniti. Lavorò senza fretta, rifece o distrusse varie composizioni e nell’inverno del 1954 espose una serie di tempere in una galleria di calle Suipacha, la cui specialità erano le opere che, con una metafora militare allora in voga, venivano definite di avanguardia. Accadde un fatto paradossale: la critica in generale fu benevola, ma l’organo ufficiale della setta censurò quelle forme anomale che, pur non essendo figurative, suggerivano il tumulto di un tramonto, di un bosco o del mare e non si rassegnavano a essere austeri cerchi e linee. Forse la prima a sorriderne era stata Clara Glencairn. Aveva voluto essere moderna e i moderni la rifiutavano. La realizzazione della sua opera le importava più del successo e non smise di lavorare. Indifferente a questo episodio, la pittura proseguiva il suo corso.
Era già iniziato il duello segreto. Marta non era soltanto un’artista; si interessava con passione a ciò che non è ingiusto definire l’aspetto amministrativo dell’arte ed era vicesegretaria della società chiamata il Cerchio di Giotto. Verso la metà del 1955 ottenne che Clara, già ammessa
come socia, figurasse come consigliere nella lista del nuovo direttivo. Il fatto, in apparenza banale, merita di essere analizzato. Marta aveva appoggiato la sua amica, ma è indiscutibile, per quanto misterioso, che la persona che concede un favore risulta in qualche modo superiore a quella che lo riceve. Intorno al ’60, «due pennelli di livello internazionale» — ci si perdoni questo gergo — si disputavano un primo premio. Uno dei candidati, il più anziano, aveva dedicato solenni quadri a olio alla rappresentazione di gauchos spaventosi, di un’altezza scandinava; il suo rivale, piuttosto giovane, aveva suscitato applausi e scandalo con la studiata incoerenza. I membri della giuria, che avevano superato il mezzo secolo, temevano che la gente li accusasse di seguire un criterio antiquato ed erano propensi a votare per quest’ultimo, che nel loro intimo non apprezzavano. Dopo tenaci dibattiti, fatti all’inizio di cortesia e alla fine di noia, non riuscivano a mettersi d’accordo. Nel corso della terza discussione, qualcuno osservò:
«B mi sembra brutto; sinceramente mi sembra inferiore alla stessa signora Figueroa».
«Lei la voterebbe?» disse un altro, con tono ironico. «Si» replicò il primo, che si era già irritato.
Quella sera stessa il premio venne assegnato all’unanimità a Clara Glencairn. Era distinta, amabile, moralmente ineccepibile e nella sua villa del Pilar dava spesso ricevimenti le cui fotografie apparivano sulle riviste più costose. La rituale cena d’onore venne organizzata e offerta da Marta. Clara la ringraziò con poche e opportune parole; osservò che non c’è conflitto fra tradizione e innovazione, tra ordine e avventura, e che la tradizione è una trama secolare di avventure. Alla manifestazione assistettero numerose persone d’alto rango, quasi tutti i membri della giuria e qualche pittore
Era già iniziato il duello segreto. Marta non era soltanto un’artista; si interessava con passione a ciò che non è ingiusto definire l’aspetto amministrativo dell’arte ed era vicesegretaria della società chiamata il Cerchio di Giotto. Verso la metà del 1955 ottenne che Clara, già ammessa
come socia, figurasse come consigliere nella lista del nuovo direttivo. Il fatto, in apparenza banale, merita di essere analizzato. Marta aveva appoggiato la sua amica, ma è indiscutibile, per quanto misterioso, che la persona che concede un favore risulta in qualche modo superiore a quella che lo riceve. Intorno al ’60, «due pennelli di livello internazionale» — ci si perdoni questo gergo — si disputavano un primo premio. Uno dei candidati, il più anziano, aveva dedicato solenni quadri a olio alla rappresentazione di gauchos spaventosi, di un’altezza scandinava; il suo rivale, piuttosto giovane, aveva suscitato applausi e scandalo con la studiata incoerenza. I membri della giuria, che avevano superato il mezzo secolo, temevano che la gente li accusasse di seguire un criterio antiquato ed erano propensi a votare per quest’ultimo, che nel loro intimo non apprezzavano. Dopo tenaci dibattiti, fatti all’inizio di cortesia e alla fine di noia, non riuscivano a mettersi d’accordo. Nel corso della terza discussione, qualcuno osservò:
«B mi sembra brutto; sinceramente mi sembra inferiore alla stessa signora Figueroa».
«Lei la voterebbe?» disse un altro, con tono ironico. «Si» replicò il primo, che si era già irritato.
Quella sera stessa il premio venne assegnato all’unanimità a Clara Glencairn. Era distinta, amabile, moralmente ineccepibile e nella sua villa del Pilar dava spesso ricevimenti le cui fotografie apparivano sulle riviste più costose. La rituale cena d’onore venne organizzata e offerta da Marta. Clara la ringraziò con poche e opportune parole; osservò che non c’è conflitto fra tradizione e innovazione, tra ordine e avventura, e che la tradizione è una trama secolare di avventure. Alla manifestazione assistettero numerose persone d’alto rango, quasi tutti i membri della giuria e qualche pittore
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