da I quaderni dal carcere - Antonio Gramsci
La
Rivoluzione francese e il Risorgimento. Un motivo che ricorre spesso
nella letteratura italiana, storica e non storica, è questo espresso da
Decio Cortesi in un articolo, Roma centotrent*anni fa («Nuova
Antologia», 16 luglio 1928): «È da deplorare che nella pacifica Italia,
che s'incamminava verso un miglioramento graduale e senza scotimenti
(!!?), le teorie giacobine, figlie di un idealismo pedantesco,
che nei nostri cervelli non ha mai allignato, dessero occasione a tante
scene di violenze; ed è da deplorare tanto più perché se queste
violenze, nella Francia ancora oppressa dagli ultimi avanzi del
feudalismo e da un dispotismo regale, potevano, fino ad un certo punto,
essere giustificate, in Italia, dai costumi semplici e schiettamente
democratici in pratica (!!?), non avevano uguale (ragione) d'essere.
I reggitori d'Italia potevano essere chiamati | «tiranni» nei sonetti dei letterati, ma chi senza passione prende a considerare il benessere del quale godè il nostro paese nello splendido secolo XVIII non potrà non pensare con qualche rimpianto a tutto quell’insieme di sentimenti e di tradizioni che l'invasione straniera colpi a morte»
L'osservazione potrebbe essere vera se la restaurazione stessa avvenuta dopo il 15 non dimostrasse che anche in Italia la situazione del secolo XVIII era tutt’altro da quella ritenuta. L'errore è di considerare la superficie e non le condizioni reali delle grandi masse popolari. In ogni modo è giusto che senza l ’invasione straniera i « patriotti» non avrebbero acquistato quell’importanza e non avrebbero subito quel relativamente rapido processo di sviluppo che poi ebbero. L'elemento rivoluzionario era scarso e passivo.
I reggitori d'Italia potevano essere chiamati | «tiranni» nei sonetti dei letterati, ma chi senza passione prende a considerare il benessere del quale godè il nostro paese nello splendido secolo XVIII non potrà non pensare con qualche rimpianto a tutto quell’insieme di sentimenti e di tradizioni che l'invasione straniera colpi a morte»
L'osservazione potrebbe essere vera se la restaurazione stessa avvenuta dopo il 15 non dimostrasse che anche in Italia la situazione del secolo XVIII era tutt’altro da quella ritenuta. L'errore è di considerare la superficie e non le condizioni reali delle grandi masse popolari. In ogni modo è giusto che senza l ’invasione straniera i « patriotti» non avrebbero acquistato quell’importanza e non avrebbero subito quel relativamente rapido processo di sviluppo che poi ebbero. L'elemento rivoluzionario era scarso e passivo.
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