da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi
«E tu sempre gentile. Che fai stasera, vai a mangiare un’Assassina? Fallo se ti riesce, non sai che ti sei persa fino ad ora.»
«Vuoi saperlo davvero? Già mangiata a pranzo, cucinata dall’ispettore Forte, e sono costretta ad ammettere che avevate ragione. La mia era una lacuna gravissima.»
«Ottimo, l’ispettore avrà preparato la versione standard, immagino.»
«Presumo di sì. Perché, esistono altre versioni?»
E mentre lo chiedo, penso che non è giusto, non è. Datemi il tempo di imparare una cosa alla volta, cos’è adesso quest’altra novità?
«Certo cara Lolita, più d’una. Questa che sto per darti è la versione più intima e romantica della famosa ricetta. Uno di quei piatti che nascono dalla tradizione. Quella che sembra così lontana da noi. Quando non si buttava via niente. Quando si riciclava tutto, soprattutto in cucina. Certe ricette nascono proprio dall’esigenza di riciclare gli avanzi del giorno prima. Gli spaghetti all’Assassina che Colino Stramaglia preparava per i suoi dipendenti prima dell’apertura, per i teatranti del Piccinni e del Petruzzelli dopo lo spettacolo a cucina già chiusa, o per pochi fortunati quando a fine serata gli girava il ghiribizzo e si rimetteva il grembiulone, nascono proprio così. La materia prima, in questo caso è la pasta al sugo avanzata. Ci vogliono spaghetti al sugo o al ragù del giorno prima, peperoncino abbondante, olio extravergine d’oliva. Poi bisogna scaldare l’olio in una padella di ferro, versare gli spaghetti, aggiungere il peperoncino e farli rosolare fino a quando non si forma una crosticina scura. Con un’avvertenza: questo piatto va mangiato caldissimo proprio per apprezzare la croccantezza della pasta. Meglio se in due, va da sé.»
«E tu sempre gentile. Che fai stasera, vai a mangiare un’Assassina? Fallo se ti riesce, non sai che ti sei persa fino ad ora.»
«Vuoi saperlo davvero? Già mangiata a pranzo, cucinata dall’ispettore Forte, e sono costretta ad ammettere che avevate ragione. La mia era una lacuna gravissima.»
«Ottimo, l’ispettore avrà preparato la versione standard, immagino.»
«Presumo di sì. Perché, esistono altre versioni?»
E mentre lo chiedo, penso che non è giusto, non è. Datemi il tempo di imparare una cosa alla volta, cos’è adesso quest’altra novità?
«Certo cara Lolita, più d’una. Questa che sto per darti è la versione più intima e romantica della famosa ricetta. Uno di quei piatti che nascono dalla tradizione. Quella che sembra così lontana da noi. Quando non si buttava via niente. Quando si riciclava tutto, soprattutto in cucina. Certe ricette nascono proprio dall’esigenza di riciclare gli avanzi del giorno prima. Gli spaghetti all’Assassina che Colino Stramaglia preparava per i suoi dipendenti prima dell’apertura, per i teatranti del Piccinni e del Petruzzelli dopo lo spettacolo a cucina già chiusa, o per pochi fortunati quando a fine serata gli girava il ghiribizzo e si rimetteva il grembiulone, nascono proprio così. La materia prima, in questo caso è la pasta al sugo avanzata. Ci vogliono spaghetti al sugo o al ragù del giorno prima, peperoncino abbondante, olio extravergine d’oliva. Poi bisogna scaldare l’olio in una padella di ferro, versare gli spaghetti, aggiungere il peperoncino e farli rosolare fino a quando non si forma una crosticina scura. Con un’avvertenza: questo piatto va mangiato caldissimo proprio per apprezzare la croccantezza della pasta. Meglio se in due, va da sé.»
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