9 ottobre 2019

da Cronache di Poveri amanti - Vasco Pratolini

Mario Sironi - Camion giallo, 1919
da Cronache di Poveri amanti - Vasco Pratolini

Gli spari e le grida hanno risuonato sulle mura, sui lastrici come su tam-tam primitivi, una fantastica martinella ha propagato il suo rintocco. Come i fischi dei treni che il silenzio della notte rivela alle opposte distanze, i colpi delle rivoltellate, le canzoni squadriste, hanno echeggiato in ogni strada recandovi il terrore. È l’antica fazione dominante che ripete le sue stragi, col favore della luna. E del Bargello. Stanotte la Polizia è consegnata: la ronda degli ammoniti è rientrata dalla perlustrazione segnalando “n. n.” nel suo rapporto. Intanto le Bande Nere compiono l’eccidio.
Ma la città è resa esperta dalla sua storia, di cui ogni pietra, ogni campagna, conservano il ricordo. Il priore di San Lorenzo, don Fratto, ha spalancato l’uscio della sacrestia, ha acceso una lampada sulla soglia, semmai un braccato voglia cercarvi rifugio. Nelle case del popolo si acconciano i solai, si aprono cantine; si adatta, al riparo di un comignolo, un giaciglio di fortuna. I fascisti, eccitati dal sangue e dal fuoco, si annunziano con crepitii di salve, con urli e “A noi!”. Se in via della Robbia le serrature hanno scattato per garantire la neutralità, nei quartieri di Rifredi e del Pignone l’arrivo del compagno fonditore ha messo in moto uomini e donne, una popolazione che veglia ora col cuore in gola su coloro che sono nascosti: ne condivide l’ansia, stando di vedetta, recitando rosari. E non tutto il popolo grasso è di parte nera. V’è qualcuno nei palazzi di via Maggio e dei lungarni a cui il censo non ha velato la ragione: qui un incrociarsi di telefonate che partecipano l’allarme, che offrono ospitalità.

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