4 ottobre 2019

Hamed, il nuovo amico – Enzo Montano

Hamed, il nuovo amico – Enzo Montano

- Come ti chiami?
Chiese un bambino a un altro che stava seduto solo soletto su una panchina della villa comunale, nei pressi dello scivolo. C’erano tanti bambini ma lui stava da solo perché non conosceva nessuno.
- Il mio nome è Hamed, come mio nonno, ho nove anni.
- Che nome strano, ma a me piace, io mi chiamo Matteo.
- Anche a me piace il tuo nome. E quanti anni hai?
- Nove, come te.
- Io non ho amici, sono arrivato ieri, ho fatto un lungo viaggio.
- Sei venuto col treno?
- No, non ci sono treni nel mio villaggio, neanche la ferrovia, e le strade sono di terra. Cisono sole dei vecchi pullman
- Come sei arrivato, allora?
- Sono venuto su una grande barca assieme a tante altre persone.
- Perché non sei rimasto al tuo paese, non ti piace?
- Il mio paese è bello, è tutto verde con tanto sole.
- Allora sei venuto per andare a scuola?
- Dice papà che siamo scappati dalla guerra, dagli uomini cattivi che ci vogliono uccidere. Ho perso uno zio e due cugini l’anni scorso. Sono venuti degli uomini col fucile e li hanno portati via.
- Dove sono adesso?
- Non lo sa nessuno.
- È bella la tua pelle, al tuo paese vai al mare? Io non mi abbronzo mai così tanto.
- La mia pelle è sempre così, non è l’abbronzatura, così è la pelle di tutti i miei parenti e di tutte le persone del villaggio.
- Vedi la mia pelle è più chiara.
- La tua pelle è bella, è come il latte e le stelle.
I bambini osservavano i giochi degli altri. Chi alla giostrina, chi al castello, chi sull’altalena.
- Ti va di giocare a pallone? – Chiese Matteo.
- Vuoi giocare con me? Sei sicuro di voler giocare con me? Molte persone mi dicono che sono cattivo, che me ne devo tornare a casa.
- Perché la tua casa non è qui?
- Si abito lì in fondo, in quel palazzo bianco e grigio.
- Allora la tua casa è qui. La mia casa è vicino alla tua, vedi, dove c’è quell’albero alto. Si, voglio giocare con te.
I bambini giocarono felici, poi se ne aggiunsero altri e fecero una bella partitella. Smisero di giocare solo quando le ombre diventarono lunghissime e il sole colorava tutto di rosa e viola.
Matteo e Hamed si rividero la mattina successiva a scuola e poi anche il giorno dopo e per tutti i giorni. Quasi tutti i pomeriggi giocavano a pallone o facevano delle passeggiate assieme ad altri ragazzi.
Un giorno la mamma chiese a Matteo:
- Ci sono dei bambini di altri paesi nella tua classe?
- Si Mamma. C’è Hamed, c’è Fatima, Jelira…
- Hanno lo stesso colore della tua pelle, i capelli lunghi, parlano strano?
- No, mamma, a scuola, nella mia classe ci sono solo dei bambini, e sono tutti amici miei.

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