8 ottobre 2019

Censimento - Wislawa Szymborska

dipinto di Paul Pennisi
Censimento - Wislawa Szymborska

Sul colle dove sorgeva Troia
hanno dissotterrato sette città.
Sette città. Sei di troppo
per una epopea.
Che farne, che farne?
Gli esametri si spaccano,
il mattone non narrativo affiora dalle fessure,
muri abbattuti nel silenzio d’un film muto,
travi carbonizzate, anelli spezzati,
brocche bevute a perdifondo,
amuleti della fertilità, noccioli di frutteti
e crani tangibili come la luna di domani.
Cresce la nostra dose di antichità,
dentro ci si sta stretti,
inquilini abusivi sgomitano nella storia,
schiere di carne da spada,
rovesci della medaglia di Ettore, a lui pari per valore,
migliaia e migliaia di singoli volti,
ciascuno il primo e l’ultimo nel tempo,
e in ciascuno due occhi insoliti.
Era così facile non saperne niente,
così tenero, così arioso.
Che fare di loro, cosa dargli?
Un secolo finora poco popolato?
Un riconoscimento per l’oreficeria?
In fondo è tardi per il giudizio universale.
Noi, tre miliardi di giudici,
abbiamo le nostre faccende,
i nostri brulichii inarticolati,
stazioni, spalti negli stadi, cortei,
oltrefrontiera di strade, piani, pareti.
Ci incrociamo per l’eternità nei grandi magazzini
comprando una nuova brocca.
Omero lavora in un istituto di statistica.
Nessuno sa cosa faccia a casa.

da Wislawa Szymborska. La gioia di scrivere, tutte le poesie (1945 – 2009)
a cura di Pietro Marchesani - Adelphi Editore

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