9 ottobre 2019

Un amore – Dino Buzzati

dipinto di Malcolm Liepke
Un amore – Dino Buzzati

In questi approcci Dorigo era sempre imbarazzato. Il giudizio segreto di lei lo atterriva. Sapeva di non essere bello. Anzi. La sua faccia gli aveva sempre procurato dispiacere. Ancora da ragazzino, passando davanti alle vetrine dei negozi, gli capitava di guardarsi, trovando sul vetro la propria immagine.
Ogni volta era una umiliazione. Che faccia odiosa, che faccia da cretino, a che donna sarebbe mai potuto piacere?
«Come si chiama?» Da principio non riusciva a far a meno del “lei” benché capisse la stupidità della finzione.
«Laide.»
«Laide? che nome curioso.»
«Laide, diminutivo di Adelaide, no?»
Ecco lui, Dorigo, era seduto sul divano, aveva acceso una sigaretta e intimidito come al solito per la presenza nuova osservava la ragazzina che stava per essergli venduta. Fra pochi minuti quella creatura fresca e graziosa, di cui aveva sempre ignorato l’esistenza, che aveva dietro a sé una famiglia, un’infanzia, una giovinezza, un mondo intero popolato da una infinità di personaggi, fatto di un tessuto complicatissimo di ricordi, di abitudini, di
conoscenze, di speranze, di particolarità fisiche, di giorni lieti e di ore tristi, a lui completamente ignoti, quella creatura tanto più giovane di lui, fra pochi minuti egli la avrebbe avuta nuda fra le braccia, distesa sul letto, e anche lui nudo. E tutto sarebbe stato come se loro due fossero marito e moglie, o si fossero prima lungamente amati o frequentati, o per lo meno ci fosse stata una preparazione logica di conoscenza, di inviti, di promesse, di lusinghe, di inganni, forse. E invece non si erano mai visti, lui non sapeva niente di lei e viceversa, eppure fra pochi minuti lei avrebbe accolto in sé la sua carne.
Per quanto Dorigo non fosse più un bambino, tutto questo gli riusciva inverosimile e in certo senso spaventoso.

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