1 luglio 2020

da Un amore – Dino Buzzati



Kenton Nelson - The farmhouse in Monrovia. Oil on panel
Un amore – Dino Buzzati

Lui era un cavallo di giostra e a un tratto la giostra si era messa a girare in modo pazzo più svelta sempre più svelta e a farla girare così era lei, era Laide, era autunno, era la disperazione, l’amore. E così follemente girando lui cavallo aveva perso la forma di cavallo non era più che un festone bianco vibrante, una vibrante cortina di colore bianco a frange dorate, non era più lui, era un essere che nessuno prima conosceva e col quale comunicare era impossibile perché lui non stava ad ascoltare nessuno, non poteva ascoltare, egli ascoltava soltanto se stesso sibilare nel vento, per lui nulla esisteva fuori che lei, Laide, quella spaventosa precipitazione, e nel vortice egli non poteva neppure vedere il mondo intorno, tutta la restante vita anzi aveva cessato di esistere, non esisteva più, non era mai esistita, il pensiero di Antonio era interamente succhiato da lei, da quella vertigine, ed era un patimento era una cosa terribile, mai lui aveva girato con simile impeto, mai era stato così vivo.
Ma ecco la giostra fermarsi ecco fermarsi il sasso legato alla corda, il cavallo si è solidificato in forma di cavallo e la pietra legata alla corda adesso pende immobile e si riesce finalmente a distinguere, è un sasso. Antonio non gira più trascinato dalla tempesta, Antonio è fermo è tornato ad essere Antonio e ricomincia a vedere il mondo come prima.

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