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Muhammad al-Maghut - Dopo lunga riflessioneStaccate pure l’asfalto
Tanto non ho più destinazioni
Ho vagato per tutte le strade d’Europa
dal mio letto.
Ho fatto l’amore con le più belle donne della storia
mentre me ne sto seduto a contemplare
in un caffé dell’angolo
Dite alla mia piccola nazione, feroce come una tigre
che alzo la mano come uno studente
che chiede il permesso di uscire o morire.
Ma ora ho bisogno di quelle poche vecchie canzoni
a cui avevo fatto la guardia sin dall’infanzia.
Non prenderò commiato
né salirò su alcun treno fin quando il mio paese
non me le avrà restituite, parola per parola, verso per verso.
Se non vuole più vedermi,
se si rifiuta di litigare davanti ai passanti
fate che mi parli da dietro un muro
o che mi lasci le canzoni in un fagotto annodato sulla soglia.
Anche se me le lascia dietro a un albero,
mi affretterò ad agguantarle come un cane
fin tanto che la parola “libertà” nella mia lingua
prende la forma di una sedia elettrica.
Dite a questa bara che si allunga fino all’Oceano Atlantico
che non possiedo nemmeno il prezzo di un fazzoletto
per piangerla.
Dalle piazze di pietra della Mecca
alle sale da ballo di Granada
ci sono ferite con impigliati dentro peli del petto
e medaglie sulle quali rimane solo la spilla
Ora i deserti sono privi di corvi
e i giardini spogli di fiori.
Le prigioni sono vuote di sospiri di sollievo
e i vicoli vuoti di persone.
Non c’è altro che polvere
che s’alza e ricade come il petto di un lottatore ansimante
Allora fuggite nuvole-
l’asfalto del mio paese
non merita neanche il fango.
Tradotto dall’arabo all’inglese da May Jayyusi e Naomi Shihab Nyee dall’inglese all’italiano da Pina Piccolo
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