Osteria della Bella Brezza - Angelo Barile
Padre, finita la giornata uscivi
le belle sere
a prendere l’aria di mare. Sedevi
fuori dell’osteria che non c’è più;
che aveva un nome così fresco, pinto
in azzurro di lettere leggere
sulla bianca maiolica. Hanno stinto
il tempo ed il salino
tante in me cose e non quel nome: spira
dal tuo celeste ancora
la bella brezza.
Discendevi su l’ora
che il nostro mare è una cara contrada
con tesi teli e fumo di comignoli.
Tra poco, e ancora è giorno,
treman sull’acque lumi e nelle case.
Cantan, sù remi, amanti.
Navi fanno ritorno,
escono navi dal prossimo porto,
van per quieta strada
all’orizzonte che il vespro avvicina.
Andavano, per te, sul mare grande.
Andavano distante
anche i piccoli barchi, e tu con loro.
I capitani della Bella Brezza
rifanno a gara
la traversata, toccando le Americhe.
Tempi di vela! Un palpito di nomi
i più marini di Liguria... Ognuno
passava al vostro tavolo, beveva
venti severi -
e il goccio d’oro al fiato vespertino.
Veniva alla tua frasca
l’umana brezza,
sotto il cielo benevolo il brusio
che fa il paese conciliato a riva.
I cerchi delle donne
che giocavano a tombola con i sassi
tolti alla rena; i cerchi delle rondini
che stridevano basse
toccavano la testa dei ragazzi,
tutto animava la tua sera. E l’Ave
sul riposo di un popolo che scioglie
la sua gravezza ai margini turchini.
Ora respiri la brezza infinita.
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