immagine da "il Corrierre della Sera"
Storie
– Enzo Montano
Dite a questa bara che si allunga fino all’Oceano Atlantico
che non possiedo nemmeno il prezzo di un fazzoletto
per piangerla.
che non possiedo nemmeno il prezzo di un fazzoletto
per piangerla.
Muhammad al-Maghut – da Dopo lunga riflessione
Io sono Hamed ho 16
anni,
mio padre era Mazen
mia madre è Fadwa
i miei fratelli erano
Latifa, Jamal, Tariq, Halima e Zeina
solo la mia mamma era
viva
quando ha pagato il mio
viaggio
per farmi partire dalla
terra dove non si vive.
Vengo da Arak, un’oasi
nel deserto siriano,
a trenta chilometri da
Palmira
lì c’era la mia casa, i
miei affetti e l’infanzia.
Adesso non c’è nulla,
solo distruzione,
sofferenza e morte
quotidiana e vento.
Dal deserto arrivano i
macellai dell’Isis
dal cielo le bombe russe
e turche
che arrivano a terra e
scoppiano
ed esplodono bambini
donne e uomini.
Presero mio padre una
mattina in primavera,
avevo appena compiuto
undici anni,
erano sette bestie,
appena fuori casa lo sgozzarono
era un insegnante prima
del terrore colpevole di aver
regalato un libro di
storia a una collega.
Latifa era una
bellissima ragazza di ventidue anni
era quasi avvocato,
amava vita e la giustizia
vennero a prenderla e la portarono non so dove
tornò dopo sei mesi
impaurita e senza l’anima
da allora Latifa non ha
più parlato, i suoi spenti
occhi si chiusero e il
corpo se ne andò;
la vita l’aveva già
lasciata nel tugurio
dove a turno l’hanno
violentata e torturata
decine di animali in
nome del signore.
Jamal e Tariq venti e
diciotto anni non hanno
aspettato la morte a
casa, l’hanno trovata combattendo.
Nessuno sa dove siano
seppelliti la notizia
giunse due anni fa da un
ragazzo a cui era stato raccontato
di due giovani valorosi
di Arak assetati di vendetta.
Alla caduta dei due
giovani gli uomini neri hanno fatto festa.
Halima e Zeina sono
state semplicemente sparite
Le hanno prese come un
paniere di ortaggi,
tredici anni Halima e
dieci Zeina colpevoli
solo di essere siriane
figlie di persone libere;
non giocheranno più con
le bambole di pezza.
Presero anche me un
giorno. Ancora no paghi
del prezzo pagato dalla
mia famiglia. Solo per divertimento
per due giorni mi hanno
pisciato addosso,
hanno spento sigarette
sul viso e sulle gambe
infine mi hanno tagliato
due pezzi di orecchio.
Al mio ritorno, la
sofferenza di mia madre
ha fato diventare
insostenibile la mia.
Terrore ad ogni piccolo
rumore e lunghe notti
insonni interrotte solo
da incubi e urla.
Con le lacrime negli
occhi spenti e rassegnati
Fdwa colei che si
sacrifica, la mia mamma adorata
ha pagato con se stessa
un biglietto per la mia speranza
lungo un viaggio in
mezzo al mare tra puzzo
di feci urina, tra paura
di morire e risate degli aguzzini.
E sono qui nella civile
Europa a scavalcare muri
e superare invisibili
barriere ben più ripide
costruiti per non farci
fuggire da tortura e morte.
Torna a casa tua, mi
dicono, qui non ti vogliamo!
Io non ho più una casa,
solo sbarre muri e indifferenza
posso sperare che il mondo possa essere anche casa mia
e imparare finalmente a
vivere?
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