5 marzo 2017

Storie – Enzo Montano

immagine da "il Corrierre della Sera"


Storie – Enzo Montano

Dite a questa bara che si allunga fino allOceano Atlantico
che non possiedo nemmeno il prezzo di un fazzoletto
per piangerla.
Muhammad al-Maghut – da Dopo lunga riflessione

Io sono Hamed ho 16 anni,
mio padre era Mazen
mia madre è Fadwa
i miei fratelli erano Latifa, Jamal, Tariq, Halima e Zeina
solo la mia mamma era viva
quando ha pagato il mio viaggio
per farmi partire dalla terra dove non si vive.

Vengo da Arak, un’oasi nel deserto siriano,
a trenta chilometri da Palmira
lì c’era la mia casa, i miei affetti e l’infanzia.
Adesso non c’è nulla, solo distruzione,
sofferenza e morte quotidiana e vento.
Dal deserto arrivano i macellai dell’Isis
dal cielo le bombe russe e turche
che arrivano a terra e scoppiano
ed esplodono bambini donne e uomini.

Presero mio padre una mattina in primavera,
avevo appena compiuto undici anni,
erano sette bestie, appena fuori casa lo sgozzarono
era un insegnante prima del terrore colpevole di aver
regalato un libro di storia a una collega.

Latifa era una bellissima ragazza di ventidue anni
era quasi avvocato, amava vita e la giustizia
vennero a prenderla  e la portarono non so dove
tornò dopo sei mesi impaurita e senza l’anima
da allora Latifa non ha più parlato, i suoi spenti
occhi si chiusero e il corpo se ne andò;
la vita l’aveva già lasciata nel tugurio
dove a turno l’hanno violentata e torturata
decine di animali in nome del signore.

Jamal e Tariq venti e diciotto anni non hanno
aspettato la morte a casa, l’hanno trovata combattendo.
Nessuno sa dove siano seppelliti la notizia 
giunse due anni fa da un ragazzo a cui era stato raccontato
di due giovani valorosi di Arak assetati di vendetta.
Alla caduta dei due giovani gli uomini neri hanno fatto festa.

Halima e Zeina sono state semplicemente sparite
Le hanno prese come un paniere di ortaggi,
tredici anni Halima e dieci Zeina colpevoli
solo di essere siriane figlie di persone libere;
non giocheranno più con le bambole di pezza.

Presero anche me un giorno. Ancora no paghi
del prezzo pagato dalla mia famiglia. Solo per divertimento
per due giorni mi hanno pisciato addosso,
hanno spento sigarette sul viso e sulle gambe
infine mi hanno tagliato due pezzi di orecchio.

Al mio ritorno, la sofferenza di mia madre
ha fato diventare insostenibile la mia.
Terrore ad ogni piccolo rumore e lunghe notti
insonni interrotte solo da incubi e urla.

Con le lacrime negli occhi spenti e rassegnati
Fdwa colei che si sacrifica, la mia mamma adorata
ha pagato con se stessa un biglietto  per la mia speranza
lungo un viaggio in mezzo al mare tra puzzo
di feci urina, tra paura di morire e risate degli aguzzini.

E sono qui nella civile Europa a scavalcare muri
e superare invisibili barriere ben più ripide
costruiti per non farci fuggire da tortura e morte.
Torna a casa tua, mi dicono, qui non ti vogliamo!

Io non ho più una casa, solo sbarre muri e indifferenza
posso sperare  che il mondo possa essere anche casa mia
e imparare finalmente a vivere?

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