Jean Béraud - Bois de Bolougne
Oh, mio core… – Arturo GrafMaggio ridea. Degli uccelletti il canto
S’udia trillar per la campagna aprica:
D’un verde faggio la mia dolce amica
Sedeva all’ombra ed io le stava a canto.
Giù saettando il sol di tra le fronde,
D’oro la cerul’ombra intarsiava,
Che obbediente al zeffiro vagava
Sul niveo collo e sulle trecce bionde.
Via per il prato con gentil contrasto
I gigli s’arruffavano e le rose;
Su per l’erta montagna, orrido, vasto,
Saliva il bosco delle querce annose.
Maggio ridea. Lento cadeva il sole
Imporporato; e nelle nostre intanto
Anime accese Amor cantava un santo
Inno di ciel che non avea parole.
Oh mio core, mio cor! Fosco il gennajo
Di tetre nubi ravviluppa il cielo:
Traverso ai rami carichi di gelo
Lugubremente sibila il rovajo.
Oh mio core, mio cor! La neve l’erto
Monte ricopre e la campagna rasa:
Misero e solo nella vota casa
Io piango innanzi al focolar deserto.
Oh mio core, mio cor! Via per la folta
Nebbia svolazza il passero a fatica:
La, dietro il monte, la mia dolce amica
Dentro l’aspro terren giace sepolta.
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