Ugo Celada - Le tre amiche,1927, olio su tela cm 93,5 x 89,5
Afe - Otokar BrezinaIllusione nell’ardore, come l’allucinazione degli assetati!
La terra stramatura si spacca. Schizzano ovunque fiori di
fiamme invisibili, parassiti, tra i gigli e come edere scagliate in alto, sventolanti
alberi immobili
si artigliano succhiando. Lampi di piombo
si rifrangono nella luce; nell’ironico cozzare di coppe festeggiano il loro banchetto i
principi della notte.
Ma le nostre speranze, nuvole che rendono al mare la consolazione dell’umidore,
cadono dietro le braci degli orizzonti.
Soltanto l’afa ammutolita della tua giustizia si diffonde come dai solchi del loro volo
sopra i campi le strade e i cantieri, dove brillano pietre bianche
come canali in fiamme, e dove gli eserciti avanzano furtivi come sonnambuli.
Il respiro ardente del lavoro esala sopra l’ardente respiro della terra, onda più ardente
su onda,
sibilano i battiti delle arterie, schiocchi di fruste sulle tempie degli schiavi
mortalmente seri gli sguardi. La crudeltà dei secoli si rigenera nel sangue:
nel fuoco, il pericoloso risveglio di una foresta muta, quando le ombre si allungano
nelle febbrili sere dei tropici. E su milioni di teste avanzano fiumi di lava,
spargendo polveri infuocate dalle profondità del sole squassato dagli spasmi
delle tempeste,
distruggendo come cateratte.
I campi sono muti, le città cupe; nelle grotte stregate dell’officina
le canzoni si sono spente sulle labbra sigillate nella beffarda ebollizione dei fusi,
nel mellifluo bisbiglio delle cinghie, nei lamenti del fuoco e dei metalli,
nelle preghiere taciturne imploranti: Liberazione! Che la fiaccola dell’ira
si inchini dal cielo alla terra e che bruci il suo fiore, fragile, come una ragnatela!
Le spighe dell’orzo sibilano davanti agli sguardi dei mietitori esasperati,
moltitudini d’insetti posati sulle piaghe roventi,
nelle percosse colleriche degli aghi, nel gorgoglio scrosciante
dell’odio. E sui corpi nudi e sulle labbra ammutolite dalla sete, aspettando,
ridono duramente le acque deviate dove, come cespugli scintillanti di falaschi,
lame sotto le superfici liquide, tremano i raggi riflessi per i vortici.
E le sere con i giardini in fiamme! L’ultima vegetazione che brucia
sulle rovine! Quando il sole, maturato nelle febbricitanti foglie autunnali dei tramonti,
come la frutta mistica di fatali conoscenze, stramazza sulla terra per il peso
e schiatta, frutto troppo dolce, e dalla corteccia purpurea un succo inebriante
un fluido fragrante, avvampa attraverso stelle di semi, un vino spumeggiante di luce
spruzza su innumerevoli labbra! Afe di sangue e di desiderio!
I cuori sono coppe di ricordi paradisiaci! Fermentazioni della vita e della morte
si levarono dal fondo, e nei loro vapori smaniano i pensieri! Danze di circoli in fiamme!
I fiori si spezzano per le tempeste della voluttà! Incarnati mortali nel malore dei sogni!
Incendi di orgoglio! La pazzia creatrice negli sguardi dei prigionieri!
I dolorosi risvegli di migliaia di occhi da una folla muta impaziente,
che nello stupore di questo cosmo brama di spandersi nei secoli!
Le vie del tuo impero illuminate dalle stelle! La conquista della terra e del cielo! –
Ma nel fragore delle coppe celebrano il loro banchetto i principi della notte!
E la canzone è silenziosa, come un fiume che gorgoglia da dietro i monti,
dolce incantatore di anime! Da un orizzonte all’altro s’incendia il tuo sorriso,
una scia di lampi, ma si smarrisce prima che non stanchi solleviamo gli sguardi!
Ah, per le dolorose metamorfosi delle cose sopra la Geenna conoscere la gloria della
tua volontà,
e, come una scrittura di segrete comunicazioni nel tempo della pericolosità,
più chiare sopra il fuoco le azzurre pennellate, leggerla nello splendore!
Ma questa terra potrebbe sopportare tutta la ricchezza della tua riconciliazione?
La nave non affonderebbe coi passeggeri per il peso di doni imperiali?
Nel mese dell’afa profonde sono le notti… E le stelle, come suonano…
Traduzione di Alberto Di Paola e Katerina Zoufalova
Poesia . 285, settembre 2013. Crocetti Editore
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