1 ottobre 2019

Odi di tutto il mondo – Pablo Neruda

Andrea Mantegna - Parnaso (dettaglio), 1497, tempera a colla e oro su tela, 54,6×70,7 cm, Louvre, Parigi
Odi di tutto il mondo – Pablo Neruda

Odi per quello che passa
galoppando
sotto rami bagnati
in inverno.

Odi
ti tutti
i colori e dimensioni,
serafici, azzurri
o violenti,
per mangiare,
per ballare,
per seguire le impronte nella sabbia,

per essere e non essere.

Io vendo odi
magre
in gomitolo,
come fil di ferro,
altre come cucchiai,
ne vendo
alcune selvatiche,
si muovono con piedi di puma:
si debbono maneggiare
con precauzione, con inferriate:
uscirono
dagli antichi boschi,
hanno fame.

Scrivo anche
per sarte
odi
di inclinazione dolente,
coperte
dall’
aroma
sepolto
dei lillà.

Altre
possiedono
silvestri minerali,
durezza dei monti
della mia patria,
o semplicemente
amore ultramarino.

Infine,
deciderete voi
quello che contengono:
pomodori
o cervi
o cemento,
oscure allegrie infondate,
treni
che
fischiano
solitari
trasmigrando
per regioni
con freddo e acquazzone.

Di tutto
un poco
ho per tutti.

Io so
che ci sono altre
e altre
cose
che girano intorno
nella notte o sotto
dei mobili o dentro
al cuore
perduto.
Si,
ma
ho tempo,
ho ancora molto tempo
- ho una chiocciola
che riunisce
la tenace melodia
del segreto
e la vigilanza
sulla sua cassa
trasformata in martello o farfalla -,

tempo

per
guardare
pietre ombrose

o raccogliere
ancora
acqua dimenticata

e per dare
a te
o a chi lo desideri
la primavera ampia della mia lira.

Così, quindi,
nelle tue mani
deposito
questo fardello
di fiori e ferri di cavallo
e addio,

a più tardi:

a più presto:
fino a che tutto
sia
e sia canto.

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