3 luglio 2020

Il mio cane - Marta Fabiani



dipinto di Sally Storch
Il mio cane - Marta Fabiani

Il mio cane è morto: ma è più morto ancora
chi un giorno affossò le mie parole
con la zappa della villania.
Il mio cane riposa nel giardino
ma è più stanco di lui chi siede
in una vasta sala che guarda
un Nord sbarrato di scaffali.
Il mio cane ha fatto i cuccioli
nel nostro cuore, e sono migliaia:
ma è più facile che venga una scintilla
dalla biada gelata di una stalla
che un lume dalla tua contrada.
Il mio cane aveva gli occhi viola:
i tuoi che tinta sono? Non importa,
non importa neppure dove guardi
o dove posi il cappotto, dovunque
è un mattone rotto, un legno da solaio,
una congiura silenziosa di travi.
O certo farai visite nel sole
certo avrai del té con le signore
e ci sarà chi ti dice: resta,
ma ovunque della primavera
ti arriverà solo l'afflato
dolciastro di qualche fiore spampanato
che non sa a chi dare il suo affetto.
E certo è possibile
che anche tu abbia un cane
come ognuno che vuole:
ma il mio riposa sotto un fiore
e il tuo non trova pace nel broccato.
Essere guardiano di tanta poca cosa
lo consuma: così è malato,
e io sono del mio giovane cane
l'ancella prudente e silenziosa.
O di sicuro ci sarà la cameriera
con la sua cresta e l'aria costernata:
e la bella facciata della tua casa
per qualche tempo attirerà gli sguardi.

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