3 settembre 2017

da Afrodita - Isabel Allende

da Afrodita - Isabel Allende
(…)
Pane, ben di Dio
(…)
Questa notte,
come molte senza amante,
preparerò il pane
sprofondando le nocche
nella morbida pasta.
Haiku di Patricia Donegan

Ricordo la cucina di un convento di Bruxelles, quando fui testimone reverente della misteriosa copula tra il lievito, la farina e l’acqua. Una suora laica, con spalle da scaricatore di porto e mani delicate da ballerina, preparava il pane in stampi rotondi e rettangolari, li copriva con un telo bianco lavato e rilavato mille volte e li lasciava riposare vicino alla finestra, su un bancone di legno medievale. Mentre lavorava, all’altra estremità della cucina si verificava il semplice miracolo quotidiano della farina e della poesia, il contenuto degli stampi prendeva vita e un processo lento e sensuale si produceva sotto quei bianchi tovaglioli che, come lenzuola discrete, coprivano le nudità delle pagnotte. La pasta cruda si gonfiava in sospiri segreti, si muoveva soavemente, palpitava come un corpo di donna che si dà all’amore. L’odore acido della pasta in fermento si mescolava al respiro intenso e vigoroso dei pani appena sfornati. E io, seduta su una panchetta da penitente, in un angolo buio della grande stanza di pietra, immersa nel calore e nella fragranza di quell’evento misterioso, piangevo senza sapere perché…

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