Tamara de Lempicka – Andromeda, 1927/29
Aristocratica
Trasgressione – Enzo Montano
(Andromeda di Tamara de
Lempicka)
(…)
Non è che il mondo sia più sicuro. Solo questo –
c’è che amo il tuo sorriso.
c’è che amo il tuo sorriso.
Mary Dorcey – La
veglia
Imponente come Giunone,
statuaria,
nuda, ardente, sensuale
ed abbagliante,
carnosa eppure astratta;
prorompente
eppure pudica e forse
ingenua.
Cattura il magnetismo
dello sguardo,
provocante con
indifferenza, l’osservatore
è incatenato al mistero
del mondo impenetrabile
della seducente figlia
di ninfa.
Andromeda/Tamara
è destinata al
sacrificio sull’ara dell’infelicità
e del moralismo
ipocrita, è imprigionata nella
solitudine del modernismo
urbano oppure
da sé stessa, donna e
femmina degli anni venti.
Ammiro le donne di
Tamara,
vere guerriere contro il
bigottismo:
non donne dalle vesti
svolazzanti,
ma libri aperti sulle
gambe;
donneche non si affidano
alla sola lunghezza
delle ciglia.
Ammiro Tamara de Lempicka
Non solo per le opere
bellissime,
ma per la sua vita al
massimo,
per le sue tante
amanti e per il rifiuto
al grande vate: “l’orribile nano in uniforme”.
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