Pieter Claesz - still life with musical
Le mille e una notte – da “Il facchino e le dame”
C’era una volta nella città di Baghdad un uomo che di mestiere faceva il facchino e non aveva moglie. Un giorno che stava come al solito sulla piazza del mercato, sdraiato indolentemente per terra con il capo appoggiato sulla sua gerla, una donna si fermò davanti a lui. un lungo mantello di broccato di seta di Mossul l’avvolgeva completamente. portava in testa un turbante di un colore luminoso e ai piedi stivaletti scarlatti allacciati da trecce screziate e bordati da passamaneria multicolore.
Per un momento osservò il facchino in silenzio, poi sollevò il velo che le copriva il viso: apparvero allora due occhi neri delicatamente oblunghi tra la frangia delle lunghe ciglia che ombreggiavano le palpebre. “Le sue estremità sono preziose e delicate; tutte le qualità fisiche si sono dare appuntamento nella sua persona”, avevano l’abitudine di cantare quelli che si dilettavano a tessere le lodi.
(…)
Rivolgendosi al facchino, la bella sconosciuta disse con voce soave:
- Facchino, prendi la tua gerla e seguimi!
Il brav’uomo a tutta prima non credette alle sue orecchie e non si sentì sicuro della realtà di quelle parole se non quando si vide correre dietro alla gentile fanciulla, con la gerla sulle spalle.
- Giorno fortunato! giorno di prosperità! - mormorò tra sé, regolando prontamente il suo passo su quello di lei.
Arrivarono alla porta di una casa ed ella bussò. Un vecchio, palesemente cristiano, scese dal piano di sopra e venne ad aprirle. Lei gli consegnò una moneta d’oro in cambio di un orcio di quelli in cui di solito si mettono a bagno le olive. Ma questa volta l’orcio conteneva del vino chiaretto… Appena il prezioso recipiente ebbe trovato posto nel paniere, la bella fanciulla si voltò verso colui che l’accompagnava dicendo:
- Facchino, alza la tua gerle e seguimi!
- Va bene, forza – acconsentì quel bravo giovane.
E riprendendo la gerla la seguì, continuando a mormorare:
- Giorno propizio! giorno fecondo! giorno di allegrezza!...
La donna lo fece in seguito fermare davanti alla bottega di un fruttivendolo. Comprò mele di color chiaro, cotogne di Turchia, pesche di Khullan, mele moscatelle, gelsomini, ninfee di Siria, cetrioli delicati, limoni di Marakib, cedri reali, rose bianche, basilico, fiori di henné, camomilla fresca, violacciocche, mughetti, gigli, anemoni, viole, occhi di bue dai petali gialli, narcisi, fiori di melograno… Sistemò tutto nella gerla del facchino e quindi si recò dal macellaio.
- Tagliami dieci ratl di carne buona di pecora – gli disse consegnandogli la somma necessaria.
Il macellaio tagliò davanti a lei i pezzi che essa voleva, li incartò e li consegnò ai due clienti che si affrettarono a sistemarli nella gerla, insieme a un sacchetto di carbonella.
- Facchino - ordinò ancora la dama - prendi la tua gerla e seguimi!
L’altro, molto meravigliato, sollevò senza sforzo il suo fardello e se lo mise sulla testa; e la donna lo trascinò questa volta da un mercante di frutta secca, dove comprarono le migliori varietà di ghiottonerie dolci e salate, indispensabili sulla mensa di chi voglia far baldoria come si deve: ciat salato, olive snocciolate, olive dolci conservati nella calce, dragoncello, giuncata, formaggio di Siria, verdure conservate, salate e non. Sistemò tutto nella gerla e ancora una volta ordinò:
- Facchino prendi la tua gerla e seguimi!
Stavolta si trovarono davanti al negozio di un pasticciere, dove la bella compratrice si procurò un vassoio rotondo che colmò di tutte le varietà di dolciumi in mostra: bignè al burro, merletti di pasta di frittelle, torte farcite aromatizzate al muschio, caramello turco, paste di mandorle ai pistacchi, focacce ai datteri, semolino al latte, senza contare le ghiottonerie dai nomi evocatori – “fronzoli languidi di comare Salih”, “pettini d’ambra”, “dita di Zaynab”, “pane delle vedove”, “bocconcini del giudice”, “sgranocchia-e-ringrazia”,
“imbutini delle belle”, “castellucci di vento”… E il vassoio andò
anch’esso a prender posto sopra a quanto già era sistemato nella gerla.
- Mia cara signore - fece ironico il facchino - doveva avvertirmi all’inizio del percorso che avrei dovuto trasportare un vero e proprio carico di viveri! Se l’avessi saputo, mi sraei fatto scortare da qualche cavallo da tiro, o meglio ancora da un cammello, per comodità di trasporto!
La dama gli rispose con un sorriso e continuò per la sua strada. Arrivarono finalmente da un mercante di droghe e profumi, dove essa si procurò dieci flaconi di profumi ai fiori di zafferano e dieci flaconi di essenza di ninfea, due pan di zucchero, una bottiglia di acqua di rosa al muschio, grani d’incenso, legno di aloe, ambra, granelli di muschio, qualche lampioncino dotato di candele di cera, bugie della stessa specie e un assortimento di ceri di Alessandria. Riuscì ancora a sistemare tutto nella gerla e, voltandosi verso il facchino, ordinò per l’ultima volta:
- Facchino, prendi la tua gerla e seguimi!
(…)
C’era una volta nella città di Baghdad un uomo che di mestiere faceva il facchino e non aveva moglie. Un giorno che stava come al solito sulla piazza del mercato, sdraiato indolentemente per terra con il capo appoggiato sulla sua gerla, una donna si fermò davanti a lui. un lungo mantello di broccato di seta di Mossul l’avvolgeva completamente. portava in testa un turbante di un colore luminoso e ai piedi stivaletti scarlatti allacciati da trecce screziate e bordati da passamaneria multicolore.
Per un momento osservò il facchino in silenzio, poi sollevò il velo che le copriva il viso: apparvero allora due occhi neri delicatamente oblunghi tra la frangia delle lunghe ciglia che ombreggiavano le palpebre. “Le sue estremità sono preziose e delicate; tutte le qualità fisiche si sono dare appuntamento nella sua persona”, avevano l’abitudine di cantare quelli che si dilettavano a tessere le lodi.
(…)
Rivolgendosi al facchino, la bella sconosciuta disse con voce soave:
- Facchino, prendi la tua gerla e seguimi!
Il brav’uomo a tutta prima non credette alle sue orecchie e non si sentì sicuro della realtà di quelle parole se non quando si vide correre dietro alla gentile fanciulla, con la gerla sulle spalle.
- Giorno fortunato! giorno di prosperità! - mormorò tra sé, regolando prontamente il suo passo su quello di lei.
Arrivarono alla porta di una casa ed ella bussò. Un vecchio, palesemente cristiano, scese dal piano di sopra e venne ad aprirle. Lei gli consegnò una moneta d’oro in cambio di un orcio di quelli in cui di solito si mettono a bagno le olive. Ma questa volta l’orcio conteneva del vino chiaretto… Appena il prezioso recipiente ebbe trovato posto nel paniere, la bella fanciulla si voltò verso colui che l’accompagnava dicendo:
- Facchino, alza la tua gerle e seguimi!
- Va bene, forza – acconsentì quel bravo giovane.
E riprendendo la gerla la seguì, continuando a mormorare:
- Giorno propizio! giorno fecondo! giorno di allegrezza!...
La donna lo fece in seguito fermare davanti alla bottega di un fruttivendolo. Comprò mele di color chiaro, cotogne di Turchia, pesche di Khullan, mele moscatelle, gelsomini, ninfee di Siria, cetrioli delicati, limoni di Marakib, cedri reali, rose bianche, basilico, fiori di henné, camomilla fresca, violacciocche, mughetti, gigli, anemoni, viole, occhi di bue dai petali gialli, narcisi, fiori di melograno… Sistemò tutto nella gerla del facchino e quindi si recò dal macellaio.
- Tagliami dieci ratl di carne buona di pecora – gli disse consegnandogli la somma necessaria.
Il macellaio tagliò davanti a lei i pezzi che essa voleva, li incartò e li consegnò ai due clienti che si affrettarono a sistemarli nella gerla, insieme a un sacchetto di carbonella.
- Facchino - ordinò ancora la dama - prendi la tua gerla e seguimi!
L’altro, molto meravigliato, sollevò senza sforzo il suo fardello e se lo mise sulla testa; e la donna lo trascinò questa volta da un mercante di frutta secca, dove comprarono le migliori varietà di ghiottonerie dolci e salate, indispensabili sulla mensa di chi voglia far baldoria come si deve: ciat salato, olive snocciolate, olive dolci conservati nella calce, dragoncello, giuncata, formaggio di Siria, verdure conservate, salate e non. Sistemò tutto nella gerla e ancora una volta ordinò:
- Facchino prendi la tua gerla e seguimi!
Stavolta si trovarono davanti al negozio di un pasticciere, dove la bella compratrice si procurò un vassoio rotondo che colmò di tutte le varietà di dolciumi in mostra: bignè al burro, merletti di pasta di frittelle, torte farcite aromatizzate al muschio, caramello turco, paste di mandorle ai pistacchi, focacce ai datteri, semolino al latte, senza contare le ghiottonerie dai nomi evocatori – “fronzoli languidi di comare Salih”, “pettini d’ambra”, “dita di Zaynab”, “pane delle vedove”, “bocconcini del giudice”, “sgranocchia-e-ringrazia”,
- Mia cara signore - fece ironico il facchino - doveva avvertirmi all’inizio del percorso che avrei dovuto trasportare un vero e proprio carico di viveri! Se l’avessi saputo, mi sraei fatto scortare da qualche cavallo da tiro, o meglio ancora da un cammello, per comodità di trasporto!
La dama gli rispose con un sorriso e continuò per la sua strada. Arrivarono finalmente da un mercante di droghe e profumi, dove essa si procurò dieci flaconi di profumi ai fiori di zafferano e dieci flaconi di essenza di ninfea, due pan di zucchero, una bottiglia di acqua di rosa al muschio, grani d’incenso, legno di aloe, ambra, granelli di muschio, qualche lampioncino dotato di candele di cera, bugie della stessa specie e un assortimento di ceri di Alessandria. Riuscì ancora a sistemare tutto nella gerla e, voltandosi verso il facchino, ordinò per l’ultima volta:
- Facchino, prendi la tua gerla e seguimi!
(…)
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