dipinto di Mark Keller
da “Gli amori difficili”. L'avventura di una moglie, (1958). Italo Calvino
(…)
Vide che un paio d'isolati più in là, all'altro marciapiede, il bar
aveva tirato su le saracinesche. Aveva bisogno d'un caffè caldo, subito.
S'avviò. Fornero era un ragazzo. Non si poteva pensare a parole grosse,
per lui. L'aveva portata a spasso nella sua macchinetta per tutta la
notte, avevano girato la collina avanti e
indietro, il lungofiume, fino a veder spuntare l'alba. Erano rimasti
senza benzina, a un certo punto, avevano dovuto spingere la macchina,
svegliare un distributore addormentato. Era stata una notte da ragazzi.
Tre o quattro volte i tentativi di Fornero erano stati più pericolosi, e
una volta l'aveva portata fin sotto la pensione dove lui abitava e
s'era impuntato lì, ostinato: «Adesso smetti di far storie e vieni su
con me». Stefania non era salita. Era giusto far così? E dopo? Adesso
non voleva pensarci, aveva passato la notte in bianco, aveva sonno. O
meglio: non s'accorgeva ancora d'aver sonno perché era in questo stato
d'animo fuor del comune, ma appena a letto si sarebbe addormentata di
schianto. Avrebbe scritto sulla lavagna in cucina, per la donna di
servizio, che non la svegliasse. Forse l'avrebbe svegliata suo marito,
più tardi, arrivando. Voleva ancora bene a suo marito? Certo, gli voleva
bene. E poi? Non si domandava niente. Era un po' innamorata di quel
Fornero. Un poco. Ma quando aprivano quel maledetto portone?
Nel bar
c'erano le sedie accatastate, la segatura in terra. C'era solo un
barista, al banco. Stefania venne avanti; non provava nessun disagio a
esser lì a quell'ora insolita. Chi aveva da sapere nulla? Poteva essersi
alzata allora, poteva essere diretta alla stazione, oppure arrivata in
quel momento. Poi, lì non aveva da render conto a nessuno. Sentì che le
piaceva sentirsi così.
- Uno ristretto, doppio, caldissimo, - disse
al cameriere. Le era venuto un tono di confidenza sicura di sé, come se
ci fosse una consuetudine tra lei e l'uomo di quel bar, dove invece non
entrava mai.
- Sì, signora, un momento che scaldiamo la macchina ed è
pronto, - disse il barista. E aggiunse: - Ci metto di più a scaldarmi
io che a scaldare la macchina, al mattino.
Stefania sorrise, si rannicchiò nel bavero e fece: - Brrr...
C'era un altro uomo nel bar, un cliente, che stava da parte, in piedi,
guardando fuori della vetrina. Si voltò al brivido di Stefania e solo
allora lei s'accorse di lui, e come se la presenza di due uomini la
richiamasse improvvisamente alla coscienza di sé, si specchiò con
attenzione nel cristallo dietro il bar. No, non si vedeva che aveva
passato la notte in giro; era soltanto un po’ pallida. Prese dalla
borsetta la trousse, s'incipriò.
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