16 novembre 2018

Incontro all’aeroporto – Lino Curci

Incontro all’aeroporto – Lino Curci

"Come sei ringiovanito, Bill!" La voce allegra
su valigie che crollano
lungo le guide di metallo, sulla gente in attesa.
Rimbalza come una palla sul mattino d'inverno.
Un sorriso distratto la raccoglie,
compiaciuto di esistere. I tuoi problemi,
i tuoi anni incalzanti, Bill. Che fatuità
a un crocevia dei fatti irreparabili,
che bel mattino indifferente in cui si dissolvono i gruppi,
ognuno corre alle uscite verso gli anni e la strada.

Ma per un attimo
si è sentita l'importanza di vivere,
di vivere e di passare,
Bill è sparito con i suoi denti candidi
sorridendo nella luce invernale.

Moriamo con efficienza, Bill,
alla ribalta degli incontri indifferenti e benevoli
dove scattano i flash per i volti del secolo,
nella sottile emozione di attendere
la voce che chiama il nostro volo.

Quando compriamo giornali senza voglia di leggerli,
sospesi tra allarme e abbandono,
il tempo è fermo nell'alacrità
per una luce verde tra gli aerei che passano.

Il tempo grida dalle sue pause di silenzio in silenzio,
da nebbiosi aeroporti dell'interno
dove bambini piangono,
da radianti aeroporti in riva al mare,
folle convergono sulle terrazze a guardare partenze,
consumare partenze, sventolano mani e bandiere,
che gioia di essere uomini, che festa mobile,
che danza esistenziale al crocevia della libertà.

Consumo di speranze
aggrappate al timone di coda
per ogni rombo che scandisce il tempo.
Ma l'assenza del tempo è sempre altrove.
Salviamo la persona, Bill,
noi società di consumo, noi fruitori, noi morte.

Quante facce vedremo nel cielo giovane.
Saremo vivi con le nostre macchine
nella simbiosi che rinnova il mondo.
Che maturazione per la nostra vita,
che bel modo di andarsene fra luci multicolori,
con discrezione, Bill, come sparisti
verso le uscite nella luce bianca
di un mattino d'inverno.

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