2 novembre 2018

La parata dell'amore - Orhan Veli Kanik

Cannes 1990 - foto di Ellen von Unwerth
La parata dell'amore - Orhan Veli Kanik

La prima è stata quella snella un fuscello di ragazza
Penso che ora sia la moglie di un commerciante
Mi meraviglio di come sia ingrassata
Ma mi piace ancora molto guardala
Non è facile, il primo amore
………………………………….andando su
………………………………….rimanevamo in strada
………………………………….uguale anche se
………………………………….i nostri nomi scritti uno affianco all’altro sui muri
…………………………………..nelle fiamme
La terza era la signora Munevver più grande di me
Le scrivevo lettere su lettere che lanciavo nel suo giardino
Lei si intrigava molto a leggerle
Ma a ricordarle quelle lettere
E al pensiero di scriverle oggi provo vergogna
La quarta era selvaggia
E raccontava storie sporche
Un giorno mi si spogliò davanti
Sono passati gli anni ma non riesco ancora a dimenticarlo
Cosi quel fatto, tante volte lo rivedo in sogno
Saltiamo la quinta e andiamo alla sesta
Il suo nome era Nurrunisa
Oh mia bella
Mia brunetta
Mia amata, mia amata Nurrunisa
La settima era Aliye una donna dell’alta società
Che non ho mai apprezzato molto
Come tutte quelle altolocate
Ogni cosa dipendeva da orecchini e pellicce
L’ottava era più o meno una sciacquetta qualsiasi
Che cercava di essere meglio della moglie di qualcun altro
Ma se ti chiedeva di fare una pazzia
Allora mentiva, mentiva a pennello
Mentire era la sua seconda natura
Il nome della nona era Ayten
Una ballerina del ventre
Al lavoro era la schiava di ogni uomo
Ma finito il lavoro dormiva solo con chi le piaceva
La decima si fece furba
E mi lasciò
E non si sbagliava
Fare l’amore è un affare da ricchi
Oziosi o disoccupati
Se due cuori stanno assieme
Il mondo è bello, è vero
Ma due corpi nudi
stanno bene solo in una vasca da bagno
L’undicesima era una seria lavoratrice
Che altro poteva fare
Era la cameriera di un sadico
Di nome faceva Luxandra
Di notte le piaceva venire nella mia stanza
E rimanere fino al mattino
Beveva cognac fino ad ubriacarsene
E prima dell’alba tornava al lavoro
Ed eccoci all’ultima
Le sono ancora affezionato
L’ho amata come nessun altra
Non era solo una donna ma una persona
Niente cazzate o maniere sofisticate
Ne tanto meno attaccamento a cose o gioielli
Se noi siamo liberi diceva
Se noi siamo uguali diceva
Una che sapeva amare le persone
Allo stesso modo in cui amava la vita

Traduzione di Anselmo De Filippis
Questa è l’ultima poesia scritta dal poeta turco Orhan Veli morto a seguito di un emorragia celebrale all’età di 36 anni, seguita ad caduta in una buca, provocata da ubriachezza. La poesia rimasta incompiuta venne ritrovata nel suo appartamento scritta su un pezzo di carta avvolto attorno allo spazzolino. La traduzione è mia da una precedente traduzione inglese. Orhan Veli morto ad Istanbul nel 1950. - Anselmo De Filippis

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