8 febbraio 2019

da Cavalleria rusticana – Giovanni Verga

opera di Ernesto Treccani
da Cavalleria rusticana – Giovanni Verga

Ella, per non farsi rossa, gli tirò un ceppo che aveva sottomano, e non lo colse per miracolo.
– Spicciamoci, che le chiacchiere non ne affastellano sarmenti.
– Se fossi ricco, vorrei cercarmi una moglie come voi, gnà Santa.
– Io non sposerò un re di corona come la gnà Lola, ma la mia dote ce l’ho anch’io, quando il Signore mi manderà qualcheduno.
– Lo sappiamo che siete ricca, lo sappiamo!
– Se lo sapete allora spicciatevi, ché il babbo sta per venire, e non vorrei farmi trovare nel cortile.
Il babbo cominciava a torcere il muso, ma la ragazza fingeva di non accorgersi, poiché la nappa del berretto del bersagliere gli aveva fatto il solletico dentro il cuore, e le ballava sempre dinanzi gli occhi. Come il babbo mise Turiddu fuori dell’uscio, la figliuola gli aprì la finestra, e stava a chiacchierare con lui tutta la sera, che tutto il vicinato non parlava d’altro.
– Per te impazzisco, diceva Turiddu, e perdo il sonno e l’appetito.
– Chiacchiere.
– Vorrei essere il figlio di Vittorio Emanuele per sposarti!
– Chiacchiere.
– Per la Madonna che ti mangerei come il pane!
– Chiacchiere!
– Ah! sull’onor mio!
– Ah! mamma mia!


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