Roberto Marcello (Iras) Baldessari - Ritratto femminile (La maestra Dafne Gambetti)
da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia
Ma la lussuria dell'uomo sapeva non oltrepassare certi limiti; veder Carla abbandonarsi con gli occhi chiusi, bianca come la cera sul fondo cupo del divano, e pensare: "no... prenderla qui no... di là sì... qui è troppo scomodo," fu tutt'uno. Egli si risollevò, fece risollevare la fanciulla; per un istante stettero immobili, ansanti, senza parlare; la luce della lampada lasciava nell'ombra Leo, appoggiato sul fondo del divano, e illuminava Carla: ella era già tutt'altra dalla signorina di pochi minuti prima, aveva i capelli arruffati, una ciocca le pendeva davanti agli occhi, il volto era rosso, grave e turbato, una delle due bretelline del vestito durante l'abbraccio si era spezzata e pendeva in due lembi, uno sul petto e uno sull'omero, discoprendo la spalla bianca e nuda. Allora, mentre così assorta ella guardava davanti a sé, l'uomo osservò una cosa strana: qualche cosa molto simile a un cartiglio piegato in quattro riempiva l'incavo della veste tra i seni e ne tendeva la seta rossa con due o tre punte aguzze; egli sorrise, tese una mano e toccò l'oggetto: "E questo cos'è?" domandò senza alcuna intenzione, per pura curiosità. Carla voltò una faccia spaurita: "Cosa, questo?"
"Quel... pezzo di carta che tieni così gelosamente in seno" insistette Leo con un sorriso quasi paterno.
Ella abbassò la testa, si portò una mano al petto; non c'era dubbio, l'amante aveva ragione, qualche cosa che assomigliava molto ad un pezzo di carta stava nascosto lì, tra la camicia e la carne; solamente ella non si ricordava di avercelo messo né riusciva a capire che cosa fosse; alzò gli occhi, guardò sconcertata l'amante.
"Il posto dove tutte le bambine mettono i loro segreti" disse Leo, che l'idea di un tale nascondiglio inteneriva ed eccitava insieme; "vediamo, Carla, vediamolo questo tuo segreto." Tese la mano e fece il gesto d'introdurla sotto il vestito.
Ma la lussuria dell'uomo sapeva non oltrepassare certi limiti; veder Carla abbandonarsi con gli occhi chiusi, bianca come la cera sul fondo cupo del divano, e pensare: "no... prenderla qui no... di là sì... qui è troppo scomodo," fu tutt'uno. Egli si risollevò, fece risollevare la fanciulla; per un istante stettero immobili, ansanti, senza parlare; la luce della lampada lasciava nell'ombra Leo, appoggiato sul fondo del divano, e illuminava Carla: ella era già tutt'altra dalla signorina di pochi minuti prima, aveva i capelli arruffati, una ciocca le pendeva davanti agli occhi, il volto era rosso, grave e turbato, una delle due bretelline del vestito durante l'abbraccio si era spezzata e pendeva in due lembi, uno sul petto e uno sull'omero, discoprendo la spalla bianca e nuda. Allora, mentre così assorta ella guardava davanti a sé, l'uomo osservò una cosa strana: qualche cosa molto simile a un cartiglio piegato in quattro riempiva l'incavo della veste tra i seni e ne tendeva la seta rossa con due o tre punte aguzze; egli sorrise, tese una mano e toccò l'oggetto: "E questo cos'è?" domandò senza alcuna intenzione, per pura curiosità. Carla voltò una faccia spaurita: "Cosa, questo?"
"Quel... pezzo di carta che tieni così gelosamente in seno" insistette Leo con un sorriso quasi paterno.
Ella abbassò la testa, si portò una mano al petto; non c'era dubbio, l'amante aveva ragione, qualche cosa che assomigliava molto ad un pezzo di carta stava nascosto lì, tra la camicia e la carne; solamente ella non si ricordava di avercelo messo né riusciva a capire che cosa fosse; alzò gli occhi, guardò sconcertata l'amante.
"Il posto dove tutte le bambine mettono i loro segreti" disse Leo, che l'idea di un tale nascondiglio inteneriva ed eccitava insieme; "vediamo, Carla, vediamolo questo tuo segreto." Tese la mano e fece il gesto d'introdurla sotto il vestito.
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