fotogramma di Paura in palcoscenico
Lettera a Tatjana – Vladimir Majakovskij
Mia amata Tanja!
Le lettere sono una cosa cosi' lenta, e io invece ogni minuto devo sapere cosa fai e a cosa pensi.
Manda telegrammi, manda lettere: montagne di questi e di quelle. Sono cosi' iperbolicamente felice per ogni tua riga! Da te ho ricevuto una sola lettera, soltanto l' ultima. L' ho ridotta a uno straccio a furia di leggerla.
Sono lieto per tutto, tranne che per il raffreddore: rimettiti immediatamente in salute! Capito? Che dirti di me? Noi (la tua Waterman ed io) abbiamo scritto una nuova commedia. L' ho letta a Mejerchold. Venti ore di fila al giorno a scrivere senza bere e mangiare.
La mia testa per un lavoro cosi' e' gonfia (non entra persino nel berretto). Io stesso non posso ancora giudicare come e' venuta, e le opinioni degli altri non te le mando per evitare i rimproveri di farmi pubblicita' e per quel senso ipertrofico di modestia che mi e' connaturato.
Ti pare che comunque mi sia fatto un elogio? Non importa. Lo merito! Lavoro come un bue, con il muso dagli occhi arrossati chino sulla scrivania. Persino gli occhi non reggono piu' e metto gli occhiali. Faccio certi impacchi freddi sugli occhi: una porcheria! Non importa. Prima di vederti passera'. Lavorare si puo' anche con gli occhiali, tanto gli occhi prima di incontrarti non mi servono perche' tranne te non c' e' da guardare nessuno.
Sono stanchino. E davanti ho ancora monti e tundre di lavoro. Appena finito, mi precipito per vederti. Se tutte queste faccende ci faranno crollare (nell' eventualita' piu' sciagurata), tu verrai da me. Si' ? Si' ? Mica sei una parigina. Sei una vera ragazza lavoratrice.
Da noi tutti di devono voler bene e tutti hanno l' obbligo di gioire vedendoti. Porto il tuo nome come un vessillo di festa. Sventola su di me come su un edificio cittadino. E non lo ammainero' neppure di un millimetro.
I tuoi versi sono in corso di stampa nella "Molodaja gvardija". Te la mandero' .
Hai ricevuto il mio primo e quinto volumone? Ma che ti viene in mente di scrivermi a proposito di Capodanno? Pazza!
Che festa ci puo' essere per me senza di te? Io lavoro. Questa e' il mio unico e solo piacere.
Ti abbraccio, mia cara, ti bacio e ti amo, ti amo.
Tuo Vol.
Varsavia, 2 maggio 1930
Le lettere sono una cosa cosi' lenta, e io invece ogni minuto devo sapere cosa fai e a cosa pensi.
Manda telegrammi, manda lettere: montagne di questi e di quelle. Sono cosi' iperbolicamente felice per ogni tua riga! Da te ho ricevuto una sola lettera, soltanto l' ultima. L' ho ridotta a uno straccio a furia di leggerla.
Sono lieto per tutto, tranne che per il raffreddore: rimettiti immediatamente in salute! Capito? Che dirti di me? Noi (la tua Waterman ed io) abbiamo scritto una nuova commedia. L' ho letta a Mejerchold. Venti ore di fila al giorno a scrivere senza bere e mangiare.
La mia testa per un lavoro cosi' e' gonfia (non entra persino nel berretto). Io stesso non posso ancora giudicare come e' venuta, e le opinioni degli altri non te le mando per evitare i rimproveri di farmi pubblicita' e per quel senso ipertrofico di modestia che mi e' connaturato.
Ti pare che comunque mi sia fatto un elogio? Non importa. Lo merito! Lavoro come un bue, con il muso dagli occhi arrossati chino sulla scrivania. Persino gli occhi non reggono piu' e metto gli occhiali. Faccio certi impacchi freddi sugli occhi: una porcheria! Non importa. Prima di vederti passera'. Lavorare si puo' anche con gli occhiali, tanto gli occhi prima di incontrarti non mi servono perche' tranne te non c' e' da guardare nessuno.
Sono stanchino. E davanti ho ancora monti e tundre di lavoro. Appena finito, mi precipito per vederti. Se tutte queste faccende ci faranno crollare (nell' eventualita' piu' sciagurata), tu verrai da me. Si' ? Si' ? Mica sei una parigina. Sei una vera ragazza lavoratrice.
Da noi tutti di devono voler bene e tutti hanno l' obbligo di gioire vedendoti. Porto il tuo nome come un vessillo di festa. Sventola su di me come su un edificio cittadino. E non lo ammainero' neppure di un millimetro.
I tuoi versi sono in corso di stampa nella "Molodaja gvardija". Te la mandero' .
Hai ricevuto il mio primo e quinto volumone? Ma che ti viene in mente di scrivermi a proposito di Capodanno? Pazza!
Che festa ci puo' essere per me senza di te? Io lavoro. Questa e' il mio unico e solo piacere.
Ti abbraccio, mia cara, ti bacio e ti amo, ti amo.
Tuo Vol.
Varsavia, 2 maggio 1930
Nessun commento:
Posta un commento