4 luglio 2019

da La donna mancina – Peter Handke

da La donna mancina – Peter Handke

Il bambino aveva finito di scrivere e si mise a leggere forte: “Qual è la mia idea di una vita più bella”. Vorrei che non fosse né freddo né caldo. Deve soffiare sempre un vento tiepido, ogni tanto un temporale, che si debba rintanare. Le automobili scompaiono. Le case sarebbero rosse. I cespugli sarebbero d’oro. Si saprebbe già tutto e non ci sarebbe più bisogno di studiare. Si vivrebbe su isole. Per la strada le automobili sono sempre aperte e ci si può andar dentro quando si è stanchi. Ma bon si è mai stanchi. Le automobili non sono di nessuno. La sera si rimane sempre alzati. Ci si addormenta dove ci si trova. Non piove mai. degli amici ce n’è sempre quattro alla volta e la gente che non si conosce scompare.”
La donna si alzò e andò a guardare fuori della stretta finestra obliqua davanti alla quale sorgevano lontani e immobili abeti. Ai piedi degli alberi c’erano diverse file di box per auto tutti uguali, rettangolari, a tetto piatto come i bungalow, con davanti la loro strada d’accesso dove, sul marciapiede sgombro di neve, un bambino stava trascinando uina slitta. Giù in fondo, dietro gli alberi, sul bassopiano, si vedevano le propaggini residenziali della grande città, e un aereo che si levava in quel momento dalla pianura. Il bambino si accostò e chiese alla donna ch’era lì assorta, ma non irrigidita, anzi con un che di arrendevole, che cosa stesse guardando. la donna non udì, non batté ciglio. Il bambino la scosse e gridò: “Svegliati!”. La donna tornò in sé e mise una mano sulla spalla al bambino. Allora anche lui guardò fuori, sprofondò anche lui in contemplazione, con la bocca che gli si apriva. Dopo un po’ si scosse e disse: “Adesso mi sono perso pure io a guardare, come te!”. Entrambi scoppiarono a ridere e non riuscivano a smettere; quando si quietarono, uno dei due ricominciò e l’altro fece coro. Alla fine a forza di ridere si abbracciarono e rotolarono per terra.
Il bambino chiese se adesso poteva accendere la televisione. La donna rispose: “ma dobbiamo andare a prendere Bruno all’aeroporto”. Lui però aveva già acceso l’apparecchio e ci si era seduto davanti. La donna si curvò su di lui e disse: “Come faccio a spiegare a tuo padre che è all’estero da settimane, che tu…”. Il bambino davanti alla televisione non udiva più. La donna alzò la voce; fece imbuto con le mani come fossero state un altoparlante; ma lui fisso all’apparecchio. Lei gli agitò la mano davanti agli occhi, al che il bambino inclinò la testa da un lato e continuò a guardare con la bocca spalancata.
La donna era fuori, sullo spiazzo di un box, la pelliccia aperta, con l’oscurità che calava, e le pozze di neve che cominciavano a gelare. Il marciapiede era cosparso d’aghi di pino degli alberi di Natale gettati via. Aprendo la porta del box, levò gli occhi verso il quartiere residenziale; in alcuni bungalow che stavano ammonticchiati come scatole avevano già acceso le luci. Dietro il quartiere cominciava un bosco, misto per lo più di querce, faggi e abeti, che saliva dolcemente verso la cima di una delle colline, senza un villaggio, senza nemmeno una casa. Il bambino apparve alla finestra della loro “unità d’abitazione” (così il marito chiamava il bungalow) e agitò un braccio.

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