14 luglio 2019

da La marchesa di O… - Heinrich Von Kleist

dipinto di Daniel Greene
da La marchesa di O… - Heinrich Von Kleist

Il colonnello, un po' turbato da questo comportamento, rispose che la gratitudine che la marchesa sentiva per lui lo autorizzava, sì, a nutrire grandi aspettative: ma non così grandi; essa non si sarebbe decisa a un passo dal quale dipendeva la felicità della sua vita senza la necessaria prudenza. Era indispensabile che sua figlia, prima di dichiararsi, avesse la fortuna di conoscerlo più da vicino. Egli lo invitava, dopo la conclusione del suo viaggio di servizio, a fare ritorno a M... ed essere per qualche tempo ospite in casa sua. Se, allora, la signora marchesa avesse potuto sperare di essere felice con lui, anche il colonnello, ma non prima, avrebbe ascoltato con gioia sua figlia dare la risposta definitiva.
Il conte rispose, diventando rosso, che per tutto il viaggio aveva previsto che i suoi desideri impazienti sarebbero andati incontro a quel destino, e però da questo fatto si vedeva gettato nel più profondo sconforto; nella parte sfavorevole che si vedeva, in quel momento, costretto a rappresentare, una conoscenza più approfondita non poteva essere altro che vantaggiosa; per il suo buon nome, se proprio questa qualità di tutte la più ambigua, doveva essere presa in considerazione, credeva di potersi rendere garante; l'unica azione indegna che aveva commesso in vita sua era ignota al mondo, e lui era già in procinto di ripararla; egli era, in una parola, uomo d'onore, e pregava di accettare l'assicurazione che questa affermazione era veritiera.
Il comandante replicò, con un leggero sorriso, ma senza ironia, di essere pronto a sottoscrivere tutte quelle dichiarazioni. Non aveva mai fatto la conoscenza di un giovane che, in così breve tempo, avesse dato prova di tante eccellenti qualità di carattere. Era quasi convinto che un breve periodo di riflessione avrebbe superato le incertezze che ancora restavano; ma, prima di essersi consigliato con la propria famiglia, e con quella del signor conte, non avrebbe potuto pronunciare una dichiarazione diversa da quella già data. Il conte rispose di essere libero e senza genitori. Suo zio era il generale K..., e lui garantiva il suo consenso. Aggiunse che era proprietario di un notevole patrimonio, e avrebbe potuto decidersi a fare dell'Italia la sua patria. Il comandante si inchinò cortesemente, dichiarò ancora una volta la sua volontà, e lo pregò di non parlarne più, fino alla fine del suo viaggio.
Il conte, dopo una breve pausa, in cui aveva dato tutti i segni della più viva inquietudine, disse, rivolgendosi verso la madre, che aveva fatto tutto quanto era in suo potere per evitare quel viaggio di servizio; i passi che aveva fatto a questo scopo presso il comandante in capo e il generale K..., suo zio, erano stati i più decisi che fosse possibile compiere; però essi avevano creduto di scuoterlo, così, da una malinconia considerata uno dei postumi della sua infermità, mentre egli da questo si vedeva ora precipitato nella più completa disperazione.
La famiglia non sapeva che cosa rispondere a queste parole. Il conte continuò, fregandosi la fronte: se vi era qualche speranza di avvicinarsi alla meta dei suoi desideri, avrebbe rimandato di un giorno, e magari qualcosa di più, la partenza, per fare questo tentativo. E, dicendo ciò, fissò il comandante, la marchesa e la madre. Il comandante guardava a terra, scontento, davanti a sé, e non gli rispose. Sua moglie disse: "Andate, andate, signor conte; partite pure per Napoli e, quando sarete di ritorno, concedeteci per un po' la gioia della vostra presenza; il resto verrà".
 

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