dipinto di Daniel Greene
Il colonnello, un po' turbato da
questo comportamento, rispose che la gratitudine che la marchesa sentiva per
lui lo autorizzava, sì, a nutrire grandi aspettative: ma non così grandi; essa
non si sarebbe decisa a un passo dal quale dipendeva la felicità della sua vita
senza la necessaria prudenza. Era indispensabile che sua figlia, prima di
dichiararsi, avesse la fortuna di conoscerlo più da vicino. Egli lo invitava,
dopo la conclusione del suo viaggio di servizio, a fare ritorno a M... ed
essere per qualche tempo ospite in casa sua. Se, allora, la signora marchesa
avesse potuto sperare di essere felice con lui, anche il colonnello, ma non
prima, avrebbe ascoltato con gioia sua figlia dare la risposta definitiva.
Il conte rispose, diventando rosso,
che per tutto il viaggio aveva previsto che i suoi desideri impazienti
sarebbero andati incontro a quel destino, e però da questo fatto si vedeva
gettato nel più profondo sconforto; nella parte sfavorevole che si vedeva, in
quel momento, costretto a rappresentare, una conoscenza più approfondita non
poteva essere altro che vantaggiosa; per il suo buon nome, se proprio questa
qualità di tutte la più ambigua, doveva essere presa in considerazione, credeva
di potersi rendere garante; l'unica azione indegna che aveva commesso in vita
sua era ignota al mondo, e lui era già in procinto di ripararla; egli era, in
una parola, uomo d'onore, e pregava di accettare l'assicurazione che questa
affermazione era veritiera.
Il comandante replicò, con un leggero
sorriso, ma senza ironia, di essere pronto a sottoscrivere tutte quelle dichiarazioni.
Non aveva mai fatto la conoscenza di un giovane che, in così breve tempo,
avesse dato prova di tante eccellenti qualità di carattere. Era quasi convinto
che un breve periodo di riflessione avrebbe superato le incertezze che ancora
restavano; ma, prima di essersi consigliato con la propria famiglia, e con
quella del signor conte, non avrebbe potuto pronunciare una dichiarazione
diversa da quella già data. Il conte rispose di essere libero e senza genitori.
Suo zio era il generale K..., e lui garantiva il suo consenso. Aggiunse che era
proprietario di un notevole patrimonio, e avrebbe potuto decidersi a fare
dell'Italia la sua patria. Il comandante si inchinò cortesemente, dichiarò
ancora una volta la sua volontà, e lo pregò di non parlarne più, fino alla fine
del suo viaggio.
Il conte, dopo una breve pausa, in cui
aveva dato tutti i segni della più viva inquietudine, disse, rivolgendosi verso
la madre, che aveva fatto tutto quanto era in suo potere per evitare quel
viaggio di servizio; i passi che aveva fatto a questo scopo presso il
comandante in capo e il generale K..., suo zio, erano stati i più decisi che
fosse possibile compiere; però essi avevano creduto di scuoterlo, così, da una
malinconia considerata uno dei postumi della sua infermità, mentre egli da
questo si vedeva ora precipitato nella più completa disperazione.
La famiglia non sapeva che cosa
rispondere a queste parole. Il conte continuò, fregandosi la fronte: se vi era
qualche speranza di avvicinarsi alla meta dei suoi desideri, avrebbe rimandato
di un giorno, e magari qualcosa di più, la partenza, per fare questo tentativo.
E, dicendo ciò, fissò il comandante, la marchesa e la madre. Il comandante
guardava a terra, scontento, davanti a sé, e non gli rispose. Sua moglie disse:
"Andate, andate, signor conte; partite pure per Napoli e, quando sarete di
ritorno, concedeteci per un po' la gioia della vostra presenza; il resto
verrà".
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