18 luglio 2019

Quelli delle fabbriche 1 - Marina Cvetaeva

dipinto di Kenton Nelson
Quelli delle fabbriche - Marina Cvetaeva

1
Stanno con tetraggine operaia
i corpi di fabbrica anneriti dal fumo.
Sopra la fuliggine scuotono i riccioli
i cieli mossi a pietà.

Verso la fumosa orfanezza dell’osteria
si trascina un berretto unto di grasso.
L’ultima sirena della periferia
ulula chiedendo giustizia.

Sirena! sirena! Di fronti stravolte
l’ultimo grido: “Ci siamo ancora noi qui!”
Quale senso di condanna a morte
in questo lamento delle ultime sirene!

Come azzanna il loro penoso ululato –
la vostra sazietà di velluto!
Quale senso d’essere sepolti vivi
e trascinati al macello!

E Dio? Affumicato sino alla fronte,
non interviene! Inutilmente aspettiamo!
Sopra le brande degli ospedali e delle carceri
sta lui, appuntato con chiodini.
Straziati! – Carne viva!
E così era e sarà – fino
al decesso.
– Argine per tutte le canzoni
e di tutte le disperazioni nido:

fabbrica! fabbrica! Poiché si chiama
fabbrica questo nero alzarsi in volo.
Alla disperazione della sirena di fabbrica
prestate ascolto – poiché chiama

la fabbrica. E nessun intermediario
più vi servirà, quando,
quando sopra l’ultima città
mugghierà l’ultima sirena.

23 settembre 1922

Trad. Pietro Zveteremich

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