11 settembre 2019

Ecco i miei giardini, ecco i miei frutteti - Jan Spiewak

dipinto di Eric Bowman
Ecco i miei giardini, ecco i miei frutteti - Jan Spiewak

Ecco i miei giardini, ecco i miei frutteti.
Qui vengono gli uccelli e diversi animali.
In un giardino ho la mia grotta, nascosta con cura,
vi custodisco i miei sogni più attraenti,
i sorrisi sinceri degli amici – ce ne sono pochi.
Vi custodisco frantumi di parole da tempo dimenticate,
singole note di svariate canzoni
e il fruscio della steppa, per ricordarlo sempre.
Deformi e contorti faggi, argentei abeti,
un timido melo, un salice e un frassino,
e altri alberi di cui non conosco il nome.
Dicono che la bontà non sia così buffa
come ci sembra, spacie quando gli uccelli
portano nei becchi le loro piume più belle.
I fiori qui convivono con l’erbaccia.
Nel mio giardino vengono anche i filosofi,
fanno sonore tirate dicendo che il passato
è sempre stato più saggio, essi amano i libri,
per loro tutti i fiori fioriscono allo stesso modo.
Nel mio giardino vengono le nuvole, a volte
un ramo ricorda un frammento dell’Odissea, è buffo
quando gli alberi ricordano canti dimenticati.
Accade che una singola foglia ricordi Urszula,
la figlia morta, alla quale il padre piangendo
eresse un perenne mausoleo di semplici parole.
Una volta nel giardino ho costruito un rifugio,
dove ho messo l’elmo e lo scudo di un cavaliere tracio
che vedevo a Plowdiw, un sassolino colorato,
la fionda da bambino e il fischietto ricavato da un nocciolo.
Il mio giardino non ha un nome e nemmeno uno spazio reale.
Ultimamente ho dimenticato la strada per il mio giardino.

Traduzione di Paolo Statuti

Nessun commento:

Posta un commento