Claude Monet - Haystacks Snow Effect Morning
Gelo a mezzanotte - Samuel Taylor Coleridge
Il Gelo officia il suo ministero segreto,
non aiutato da alcun vento. Il grido della giovane civetta
s’è fatto più alto – ascolta, ancora! alto come prima.
I degenti della mia casa, tutti riposano,
mi hanno lasciato in questa solitudine, che si addice
alle meditazioni più astruse: tranne che al mio fianco
il mio bambino cullato dorme pacifico.
C’è calma davvero! Una calma che disturba
ed irrita la riflessione col suo strano
ed estremo silenzio. Mare, collina e bosco,
questo popoloso villaggio! Mare, e collina, e bosco,
con tutte le innumerevoli cose che continuano a vivere,
muti come sogni! La sottile fiamma blu
giace nel mio fuoco spento, e non guizza;
solo questa pellicola, che svolazza sulla griglia,
ancora svolazza lì, la sola cosa inquieta.
Credo che il suo movimento in questo silenzio della natura
le dia oscure corrispondenze con me che vivo,
facendone una forma amica,
i cui minuscoli battiti e capricci lo Spirito ozioso
interpreta secondo i suoi umori, ovunque
cercando eco o specchio di se stesso,
e fa del pensiero un giocattolo.
Ma, oh! Quante volte,
quante volte, a scuola, con la più fiduciosa mente,
piena di presagi, ho fissato le sbarre,
per vedere questo fluttuante straniero! E quante volte
con le labbra socchiuse, avevo già sognato
il mio dolce luogo natale, e il vecchio campanile,
le cui campane, sola musica del povero, suonavano
da mattino a sera, in tutto il caldo giorno di mercato,
così dolcemente, che mi agitavano e possedevano
con un selvaggio piacere, giungendo al mio orecchio
ancor più come articolati suoni delle cose a venire!
Così stavo ad occhi aperti, finchè le placide cose, sognavo,
mi cullavano nel sonno, e il sonno prolungava i miei sogni!
E così rimuginavo tutto il mattino seguente,
spaventato dal viso severo del precettore, il mio occhio
fissato con finta attenzione sul mio libro che scivolava:
tranne che se la porta si apriva a mezzo, ed io gettavo
uno sguardo affrettato, e ancora il mio cuore sussultava,
perché ancora speravo di vedere il volto dello straniero,
cittadino, o zia, o la sorella più amata,
la mia compagna di giochi quand’eravamo vestiti uguali!
Caro bambino, che dormi cullato al mio fianco,
il cui respiro gentile, udito in questa profonda calma,
riempie i vuoti sparpagliati
e le momentanee pause del pensiero!
Il mio bellissimo bambino! Mi fa fremere il cuore
di tenera gioia guardarti così,
e pensare che tu imparerai molte altre cose,
ed in molti altri scenari! Poiché io sono stato educato
nella grande città, chiuso in oscuri chiostri,
e non vedevo nulla di bello tranne il cielo e le stelle.
Ma tu, bambino mio! Vagherai come la brezza
per laghi e spiagge, sotto le rupi
di antichi monti, e sotto le nubi,
che riproducono nella loro massa laghi e spiagge
e rupi montane: così tu vedrai e sentirai
le belle forme e i suoni intelligibili
di quest’eterno linguaggio, che il tuo Dio
emette, che dall’eternità insegna
se stesso in tutto, e tutte le cose in se stesso.
Grande Maestro dell’Universo! Lui modellerà
il tuo spirito, e dando forma esso chiede.
Perciò ogni stagione sarà dolce per te,
sia che l’estate rivesta tutta la terra
di verde, o che il pettirosso si posi e canti
tra i fiocchi di neve sul ramo spoglio
del melo molle di muschio, mentre il vicino tetto di paglia
per disgelo fumiga al sole, sia che sgrondino gocciole
udite soltanto nella tregua della bufera,
o che il segreto ministero del gelo
lo sospenda in silenti ghiaccioli,
quieti scintillando alla quieta luna.
Il Gelo officia il suo ministero segreto,
non aiutato da alcun vento. Il grido della giovane civetta
s’è fatto più alto – ascolta, ancora! alto come prima.
I degenti della mia casa, tutti riposano,
mi hanno lasciato in questa solitudine, che si addice
alle meditazioni più astruse: tranne che al mio fianco
il mio bambino cullato dorme pacifico.
C’è calma davvero! Una calma che disturba
ed irrita la riflessione col suo strano
ed estremo silenzio. Mare, collina e bosco,
questo popoloso villaggio! Mare, e collina, e bosco,
con tutte le innumerevoli cose che continuano a vivere,
muti come sogni! La sottile fiamma blu
giace nel mio fuoco spento, e non guizza;
solo questa pellicola, che svolazza sulla griglia,
ancora svolazza lì, la sola cosa inquieta.
Credo che il suo movimento in questo silenzio della natura
le dia oscure corrispondenze con me che vivo,
facendone una forma amica,
i cui minuscoli battiti e capricci lo Spirito ozioso
interpreta secondo i suoi umori, ovunque
cercando eco o specchio di se stesso,
e fa del pensiero un giocattolo.
Ma, oh! Quante volte,
quante volte, a scuola, con la più fiduciosa mente,
piena di presagi, ho fissato le sbarre,
per vedere questo fluttuante straniero! E quante volte
con le labbra socchiuse, avevo già sognato
il mio dolce luogo natale, e il vecchio campanile,
le cui campane, sola musica del povero, suonavano
da mattino a sera, in tutto il caldo giorno di mercato,
così dolcemente, che mi agitavano e possedevano
con un selvaggio piacere, giungendo al mio orecchio
ancor più come articolati suoni delle cose a venire!
Così stavo ad occhi aperti, finchè le placide cose, sognavo,
mi cullavano nel sonno, e il sonno prolungava i miei sogni!
E così rimuginavo tutto il mattino seguente,
spaventato dal viso severo del precettore, il mio occhio
fissato con finta attenzione sul mio libro che scivolava:
tranne che se la porta si apriva a mezzo, ed io gettavo
uno sguardo affrettato, e ancora il mio cuore sussultava,
perché ancora speravo di vedere il volto dello straniero,
cittadino, o zia, o la sorella più amata,
la mia compagna di giochi quand’eravamo vestiti uguali!
Caro bambino, che dormi cullato al mio fianco,
il cui respiro gentile, udito in questa profonda calma,
riempie i vuoti sparpagliati
e le momentanee pause del pensiero!
Il mio bellissimo bambino! Mi fa fremere il cuore
di tenera gioia guardarti così,
e pensare che tu imparerai molte altre cose,
ed in molti altri scenari! Poiché io sono stato educato
nella grande città, chiuso in oscuri chiostri,
e non vedevo nulla di bello tranne il cielo e le stelle.
Ma tu, bambino mio! Vagherai come la brezza
per laghi e spiagge, sotto le rupi
di antichi monti, e sotto le nubi,
che riproducono nella loro massa laghi e spiagge
e rupi montane: così tu vedrai e sentirai
le belle forme e i suoni intelligibili
di quest’eterno linguaggio, che il tuo Dio
emette, che dall’eternità insegna
se stesso in tutto, e tutte le cose in se stesso.
Grande Maestro dell’Universo! Lui modellerà
il tuo spirito, e dando forma esso chiede.
Perciò ogni stagione sarà dolce per te,
sia che l’estate rivesta tutta la terra
di verde, o che il pettirosso si posi e canti
tra i fiocchi di neve sul ramo spoglio
del melo molle di muschio, mentre il vicino tetto di paglia
per disgelo fumiga al sole, sia che sgrondino gocciole
udite soltanto nella tregua della bufera,
o che il segreto ministero del gelo
lo sospenda in silenti ghiaccioli,
quieti scintillando alla quieta luna.
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