dipinto di Kees van Dongen
Ogni giorno partorivo la mamma - Mariangela Gualtieri
Ogni giorno partorivo la mamma
aggiustavo sul guanciale le forme
di quel suo stare rovinato.
Con parole rimpicciolite
modellavo il suo corpo disteso
agitavo lo stagno del suo sangue.
Dal suo pozzo sillabava lenta lenta
come fosse da molto lontano.
Partorivo la mamma, la tenevo
di qua. Lei che piano mollava
scivolando sul fondo fangoso.
Che fatica allora che lungo sgravare
che infinito lento precipitare
che terminata festa
e come la mia vita parcheggiava lo slancio
all’ombra di quel feto dipinto
d’un’infanzia sghemba e pesta.
Questa fanciulla mamma rovinata
ogni parola resta imprigionata
in un gorgoglío di vento e di tormento –
il suo nome, il mio nome, ogni nome
è fuoco spento.
Ogni giorno partorivo la mamma
aggiustavo sul guanciale le forme
di quel suo stare rovinato.
Con parole rimpicciolite
modellavo il suo corpo disteso
agitavo lo stagno del suo sangue.
Dal suo pozzo sillabava lenta lenta
come fosse da molto lontano.
Partorivo la mamma, la tenevo
di qua. Lei che piano mollava
scivolando sul fondo fangoso.
Che fatica allora che lungo sgravare
che infinito lento precipitare
che terminata festa
e come la mia vita parcheggiava lo slancio
all’ombra di quel feto dipinto
d’un’infanzia sghemba e pesta.
Questa fanciulla mamma rovinata
ogni parola resta imprigionata
in un gorgoglío di vento e di tormento –
il suo nome, il mio nome, ogni nome
è fuoco spento.
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