dipinto di Victor Bauer
Il vino dei forti - Otokar Brezina
Da una mano all’altra dei fratelli passiamo il vino dei forti nel nostro calice;
i tempi lo preservano dal gelo sulle vigne, come il fumo dei fuochi nel tempo notturno.
I suoi vignaioli erano Tristezza e Solitudine.
All’improvviso sentiremo come accanto a noi respira la mistica canzone,
e sentiremo sulla bocca la coppa calda per le sue eteree labbra.
La misteriosa corrente si chiude con l’anello dei cerchi del nostro tavolo,
ci sottrae alle leggi della terra, risponderà al nostro sogno e la vita, e la morte.
Udremo il mormorio di fiumi invisibili che scorrono per centinaia di anni.
Vedremo, piegata verso le acque, la nube dell’Eterno che brilla dalle profondità come il sole.
L’ebbrezza renderà la nostra anima piena di luce, come l’anima di future genti,
e avvelenati dal sogno moriremo davanti la nostra morte, per risorgere e vivere di nuovo.
Leggeremo obbedienti il tuo libro, o Eterno, e assegneremo le parole alle loro immagini.
Nel magico cerchio, grande come l’orizzonte, ci chiuderemo per evitare l’angustia della notte.
Il tuo torrente spegnerà la nostra casa che brucia tutta con le fiamme del dolore,
e col tuo lievito gonfierà la pasta di un nuovo pane.
Le nostre lampade saranno sorgenti dell’oblio, che si accenderà immobile tra i venti.
Le tombe saranno per noi come giardini, e culleremo la nostra morte con una canzone.
Discorreremo nel silenzio, e il bacio sarà l’incontro invisibile del desiderio.
La nostra risposta sarà l’illuminarsi degli occhi durante l’abbraccio dei pensieri in lontananza.
Nei raggi del nostro sguardo fisso ciò che adesso è opaco diverrà limpido.
Non traverseremo le nebbie delle lacrime fin dentro la terra viva per i paesaggi dei sogni,
che l’uno nell’altro si fondono,
e le lacrime, come la rugiada assorbita dal sole sulla semenza dei secoli, si solleveranno
sopra di noi nelle porpore dei mattini.
Le nostre finestre ci mostreranno i colori lavati dalla tempesta celeste
e il veleno brucerà nei succhi dei fiori tra profumi balsamici.
Le ombre si piegheranno a noi come penne, nelle ali stellate, che ridono alle lontananze.
I sogni, che per millenni dormivano sconosciuti alle anime, sveglieremo sotto la copertura
dei colori e delle forme, e si solleveranno dai ghiacciai dei poli, dalle foreste dei mari,
dalle misteriose officine della materia, e scenderanno da innumerevoli costellazioni.
Guarderemo la serie di giorni futuri, come per una fuga di porte vetrate dei saloni
un dietro l’altro, che il sole traversa per venirci incontro coronato di verdi giardini.
La notte si oscura su di noi come il cielo di un’alcova profumata degli amanti.
Il passato si dilegua nella lontananza, come il fumo delle fabbriche della città, che tempo fa lasciammo.
I nostri pensieri avranno la vastità degli spazi, colmi dell’etere, con cui respirano gli universi. –
Stanchi della luce porgiamo la mano all’Amica perché ci allontani da questo luogo,
e la nostra morte sarà come la morte di moltitudini purificate. Simile ai passi che incedono
da stanze profumate fino al tempio durante la Domenica delle Palme.
Simile alla salita sulle navi tra lo sventolio dei vessilli e il suono delle musiche nelle orchestre.
Simile alla partenza degli eserciti verso terre conquistate, a cui gettano rose dalle finestre.
Simile alla lieta risposta del coro dopo le parole del sacerdote annebbiate dal mistero.
Simile al bacio che continuerà più a lungo di tutti i sistemi dei mondi.
Simile al grido di tutte le canzoni nascoste in tutti i passati e futuri universi e anime,
e alla mescolanza di tutti i passati e futuri giorni e notti in un unico giorno in cui non vi sarà notte.
Da una mano all’altra dei fratelli passiamo il vino dei forti nel nostro calice;
le stelle, che vi cadevano fiorite, si gettino fin nei nostri occhi.
La punizione dei deboli sarà che scorderanno il proprio nome durante il risveglio,
e il compenso dei forti che, nell’oscurità splendente, ricorderanno le isole della loro prigionia.
Traduzione di Alberto Di Paola e Katerina Zoufalova
Poesia . 285, settembre 2013. Crocetti Editore
Da una mano all’altra dei fratelli passiamo il vino dei forti nel nostro calice;
i tempi lo preservano dal gelo sulle vigne, come il fumo dei fuochi nel tempo notturno.
I suoi vignaioli erano Tristezza e Solitudine.
All’improvviso sentiremo come accanto a noi respira la mistica canzone,
e sentiremo sulla bocca la coppa calda per le sue eteree labbra.
La misteriosa corrente si chiude con l’anello dei cerchi del nostro tavolo,
ci sottrae alle leggi della terra, risponderà al nostro sogno e la vita, e la morte.
Udremo il mormorio di fiumi invisibili che scorrono per centinaia di anni.
Vedremo, piegata verso le acque, la nube dell’Eterno che brilla dalle profondità come il sole.
L’ebbrezza renderà la nostra anima piena di luce, come l’anima di future genti,
e avvelenati dal sogno moriremo davanti la nostra morte, per risorgere e vivere di nuovo.
Leggeremo obbedienti il tuo libro, o Eterno, e assegneremo le parole alle loro immagini.
Nel magico cerchio, grande come l’orizzonte, ci chiuderemo per evitare l’angustia della notte.
Il tuo torrente spegnerà la nostra casa che brucia tutta con le fiamme del dolore,
e col tuo lievito gonfierà la pasta di un nuovo pane.
Le nostre lampade saranno sorgenti dell’oblio, che si accenderà immobile tra i venti.
Le tombe saranno per noi come giardini, e culleremo la nostra morte con una canzone.
Discorreremo nel silenzio, e il bacio sarà l’incontro invisibile del desiderio.
La nostra risposta sarà l’illuminarsi degli occhi durante l’abbraccio dei pensieri in lontananza.
Nei raggi del nostro sguardo fisso ciò che adesso è opaco diverrà limpido.
Non traverseremo le nebbie delle lacrime fin dentro la terra viva per i paesaggi dei sogni,
che l’uno nell’altro si fondono,
e le lacrime, come la rugiada assorbita dal sole sulla semenza dei secoli, si solleveranno
sopra di noi nelle porpore dei mattini.
Le nostre finestre ci mostreranno i colori lavati dalla tempesta celeste
e il veleno brucerà nei succhi dei fiori tra profumi balsamici.
Le ombre si piegheranno a noi come penne, nelle ali stellate, che ridono alle lontananze.
I sogni, che per millenni dormivano sconosciuti alle anime, sveglieremo sotto la copertura
dei colori e delle forme, e si solleveranno dai ghiacciai dei poli, dalle foreste dei mari,
dalle misteriose officine della materia, e scenderanno da innumerevoli costellazioni.
Guarderemo la serie di giorni futuri, come per una fuga di porte vetrate dei saloni
un dietro l’altro, che il sole traversa per venirci incontro coronato di verdi giardini.
La notte si oscura su di noi come il cielo di un’alcova profumata degli amanti.
Il passato si dilegua nella lontananza, come il fumo delle fabbriche della città, che tempo fa lasciammo.
I nostri pensieri avranno la vastità degli spazi, colmi dell’etere, con cui respirano gli universi. –
Stanchi della luce porgiamo la mano all’Amica perché ci allontani da questo luogo,
e la nostra morte sarà come la morte di moltitudini purificate. Simile ai passi che incedono
da stanze profumate fino al tempio durante la Domenica delle Palme.
Simile alla salita sulle navi tra lo sventolio dei vessilli e il suono delle musiche nelle orchestre.
Simile alla partenza degli eserciti verso terre conquistate, a cui gettano rose dalle finestre.
Simile alla lieta risposta del coro dopo le parole del sacerdote annebbiate dal mistero.
Simile al bacio che continuerà più a lungo di tutti i sistemi dei mondi.
Simile al grido di tutte le canzoni nascoste in tutti i passati e futuri universi e anime,
e alla mescolanza di tutti i passati e futuri giorni e notti in un unico giorno in cui non vi sarà notte.
Da una mano all’altra dei fratelli passiamo il vino dei forti nel nostro calice;
le stelle, che vi cadevano fiorite, si gettino fin nei nostri occhi.
La punizione dei deboli sarà che scorderanno il proprio nome durante il risveglio,
e il compenso dei forti che, nell’oscurità splendente, ricorderanno le isole della loro prigionia.
Traduzione di Alberto Di Paola e Katerina Zoufalova
Poesia . 285, settembre 2013. Crocetti Editore
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