2 dicembre 2018

Poesia scritta per consolazione - Kazimierz Wierzyński

Ubaldo Oppi - Ritratto della moglie sullo sfondo di Venezia, 1921
Poesia scritta per consolazione - Kazimierz Wierzyński

Torno da New York sfinito,
Rotto, arrabbiato, stordito,
Alla mia tana, ai boschi e alle rocce.
Per quattro ore,
Per la strada intera,
Sogno una cosa soltanto:
Dormire fino a stasera.
E arrivo ma prender sonno non posso.

Chiudo gli occhi e mi sento: nessuno,
In qualche deserto sperduto,
E non so perché mi viene in mente
La città di Stryj
Sull’omonimo fiume.

Ho ancora negli orecchi quel frastuono,
Ma già sento in via Verde
Le cornacchie sugli alberi gridare primavera!
D’estate la festa dei ferrovieri a Olszyna
Coi coriandoli negli occhi mi scorre,
E scorrono le vacanze, la neve sui monti è stesa,
E presso il ginnasio batte l’orologio della chiesa,
E penso: eppure qualcuno da lì mi chiama,
Chi è? Il tempo? Mi guardo dietro: sul campanile
Si vede chiaramente che è un quarto all’una,
Le frecce hanno il profilo di Dante,
La taccola nera ondeggia su di esso
E non so perché scrivo tutto questo:
Per consolarmi che in questa misera poesia,
Qualcosa, malgrado tutto, è ancora mia?

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