dipinto di Kenne Gregoire
Di carnovale – Arturo Graf
Cosi, simile ad uno
Spirito fulminato,
Quando il giorno si spegne e nell’arcato
Cielo s’addensa il bruno
Aere; a capo basso
Per le piazze, pei trivi,
Ove si mesce il popolo dei vivi,
Traggo lo stanco passo.
A me d’attorno ondeggia
La moltitudin varia;
Di risa e motti un sonito nell’aria
Vivo e festoso echeggia.
Intorno a me di mille
Fiamme un barbaglio acuto,
E gale e pompe e scintillar minute
Di gemme e di pupille.
Erompono dagli atri
Rumoreggiando i cocchi;
Volan le belle a folgorar con gli occhi
I lucidi teatri.
Traggono i lieti cori
Alle ritmiche danze,
Sogni intrecciando, volutta, speranze,
Desiderii ed amori.
Pallido, affranto, muto,
Tra i felici sol io,
Trascino il passo, memore del mio
Paradiso perduto.
E alcuno in me rivolto
Guata e m’accenna altrui,
E dice: Mira; chi sara costui
C’ha la morte nel volto?
Spirito fulminato,
Quando il giorno si spegne e nell’arcato
Cielo s’addensa il bruno
Aere; a capo basso
Per le piazze, pei trivi,
Ove si mesce il popolo dei vivi,
Traggo lo stanco passo.
A me d’attorno ondeggia
La moltitudin varia;
Di risa e motti un sonito nell’aria
Vivo e festoso echeggia.
Intorno a me di mille
Fiamme un barbaglio acuto,
E gale e pompe e scintillar minute
Di gemme e di pupille.
Erompono dagli atri
Rumoreggiando i cocchi;
Volan le belle a folgorar con gli occhi
I lucidi teatri.
Traggono i lieti cori
Alle ritmiche danze,
Sogni intrecciando, volutta, speranze,
Desiderii ed amori.
Pallido, affranto, muto,
Tra i felici sol io,
Trascino il passo, memore del mio
Paradiso perduto.
E alcuno in me rivolto
Guata e m’accenna altrui,
E dice: Mira; chi sara costui
C’ha la morte nel volto?
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